Meme

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igrino
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Meme

Intervento di igrino »

In questo recente articolo, L'italiano da regionale a virale, (dal sito Treccani.it) ho trovato il termine meme che dovrebbe indicare "Virale, nel linguaggio della comunicazione in rete, si dice di uno spezzone di informazione che, grazie al passaparola (o al... passatastiera), si diffonde rapidamente. L'oggetto (testo, immagine, video) della comunicazione di successo, di solito reimmesso in un contesto differente da quello originario, viene chiamato meme".

Questo termine mi è subito piaciuto perché più volte mi ero trovato nella necessità di indicare un "meme" e avevo dovuto ricorrere a pesanti giri di parole...

Poi però ho cercato la parola meme su vari vocabolari ma non l'ho trovata (solo un accenno a "internet meme" su wikipedia ma che comunque pare avere un significato diverso)!
Sembra quasi che sia un neologismo presente solo nell'articolo indicato...

Qualcuno può spiegarmi l'origine di questo termine?
Se lo uso nel mio blog verrò preso in giro? :?

Grazie 1000!
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Il termine meme —ingl. /ˈmɪim/, it. /ˈmɛme/— è stato coniato, ispirandosi a gene —ingl. /ˈʤɪin/, it. /ˈʤɛne/— e al greco miméomai «imito, riproduco», dal grandissimo biologo dell’evoluzione britannico Richard Dawkins. Non deve assolutamente temere d’essere preso in giro, ché ormai è un termine e un concetto di cui non possiamo in alcun modo far a meno. :wink: Tant’è che almeno su un dizionario lo si trova: «elemento regolante i comportamenti degl’individui d’una collettività della stessa specie trasmesso non per via genetica ma per via culturale, attraverso apprendimenti imitativi» (De Mauro) — per quanto non mi sembri una definizione soddisfacente…

PS: Qualcuno potrebbe gentilmente fornirmi la pronuncia (antica) —magari canepariana :D— del succitato termine greco? Ché io purtroppo non ne so un’acca, e non sopporto non conoscer la pronuncia delle parole in cui m’imbatto.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Il termine greco antico è μῑμεόμαι e canepariamente avrebbe dovuto pronunciarsi (seguendo la sua fonosintesi) [miˑmeˈomɐɪ].
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igrino
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Intervento di igrino »

La ringrazio per il chiarimento Souchou-sama!

(in effetti la definizione del De Mauro è molto diversa da quella fornita dall'articolo della Treccani.it...)
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto:Il termine greco antico è μῑμεόμαι e canepariamente avrebbe dovuto pronunciarsi (seguendo la sua fonosintesi) [miˑmeˈomɐɪ].
Tutto giusto, tranne per il fatto che l’accento acuto (= tono medio) è sull’epsilon, non sull’omicron. ;)
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Dunque [miˑˈmeomɐɪ]. Grazie mille a entrambi, sapevo di poter contare su di voi! :) Piú che la fonosintesi del Canepàri, ch’è effettivamente chiarissima, è il passaggio dalla grafia traslitterata a quella originale che mi è del tutto oscuro: vi son delle regole per risalirvi, o bisogna conoscer il greco antico? (Intendo dire, ad es., per sapere che a i corrisponde .)
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GianDeiBrughi
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Intervento di GianDeiBrughi »

Souchou-sama ha scritto:(Intendo dire, ad es., per sapere che a i corrisponde .)
Sicuramente la mia risposta non sarà la più completa, però dalle mie venti lezioncine di greco fai da te ricordo abbastanza bene che in greco antico ad "i" corrisponde sempre "ι", cioè la cosiddetta iota/ἰῶτα/iōta.
Poi una volta risaliti alla grafia di base in alfabeto greco guardando sul dizionario si possono ottenere senza difficoltà gli accenti del lemma.
E dunque le persone pratiche, cioè non il sottoscritto :oops:, mi pare che possano desumerne facilmente anche la pronuncia ricostruita.
Personalmente infatti ho notato che nelle traslitterazioni la quantità vocalica non sempre viene resa.

In greco moderno invece è tutto un po' più complicato a causa delle convenzioni ortografiche. :(
Ad ogni modo se l'argomento le interessa non posso che consigliarle di approfondire la fonetica del greco antico che a mio parere è una delle più belle e musicali in termini di eufonia. :)
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:Tutto giusto, tranne per il fatto che l’accento acuto (= tono medio) è sull’epsilon, non sull’omicron.
Sì, ho fatto confusione, come succede spesso. :oops:
Souchou-sama ha scritto:(Intendo dire, ad es., per sapere che a i corrisponde .
Non tutti i dizionari riportano la quantità vocalica di α, ι, υ che è invece linguisticamente molto importante; come per il latino, la riportano solo in sillaba aperta, quando cioè in metrica può essere sia lunga che breve; per il latino ricontrollo la quantità nei casi dubbi sull'Ernout–Meillet (ma ovviamente non contiene nomi proprî...), per il greco non ho niente del genere.
GianDeiBrughi ha scritto:Personalmente infatti ho notato che nelle traslitterazioni la quantità vocalica non sempre viene resa.
Aggiungo: per alfa, iota e ipsilon non viene quasi mai notata neppure nell'alfabeto greco, figuriamoci nelle traslitterazioni in alfabeto latino! Per η e ω invece è abbastanza frequente, perlomeno nelle opere più curate, trovare ē ed ō. In ogni caso la quantità andrebbe sempre notata e io ho scelto il criterio di segnare sempre la lunga e mai la breve (tranne casi particolari).
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Souchou-sama ha scritto:Il termine meme —ingl. /ˈmɪim/, it. /ˈmɛme/— è stato coniato, ispirandosi a gene —ingl. /ˈʤɪin/, it. /ˈʤɛne/
Piccolo fuori tema: ma lei è sicuro che si ha /ɪi/ in trascrizione fonemica?
Almeno io sapevo che fonemicamente vi è /i:/, che poi (foneticamente) viene spesso pronunciato [ɪi] dagli inglesi con pronuncia ricevuta.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

SinoItaliano ha scritto:Piccolo fuori tema: ma lei è sicuro che si ha /ɪi/ in trascrizione fonemica?
Il nostro amico si lascia troppo influenzare da Canepari.:wink: Almeno per le trascrizioni fonemiche seguirei sempre l'IPA ufficiale, come del resto faceva anche Canepari prima della sua svolta «integralista».
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

E che vorrebbe dire «seguire l’uffIPA per le trascrizioni fonemiche»? I simboli «/ɪ, i/» non son forse uffIPA? Di conseguenza, che cos’ha «/ɪi/» di «non ufficiale»? Niente. Semmai, non corrisponde alle trascrizioni «tradizionali» del tipo «/iː, uː/». Ma questo ha a che fare co(lla pigrizia o incompetenza de)i fonetisti, non coll’alfabeto fonetico in sé. Per il resto, essendo le trascrizioni fonemiche largamente arbitrarie e astratte, si può benissimo interpretare [ɪ(ˑ)i] come «/ii/» anziché «/ɪi/». Ma non c’è alcun motivo sensato per cui ricorrere —cioè, retrocedere— addirittura a «/iː/» — men che meno una sua presunta «ufficialità».
SinoItaliano ha scritto:Almeno io sapevo che fonemicamente vi è /i:/, che poi (foneticamente) viene spesso pronunciato [ɪi] dagli inglesi con pronuncia ricevuta.
1) Fonemicamente non «c’è» un bel niente, ché i fonemi sono astrazioni convenzionali. :D Dunque può «esserci» tanto «/ɪi/» quanto «/i:/».
2) No, non «spesso». Nessuno pronuncia qualcosa come «[iː]», se non in accenti lontanissimi dal neutro (lèggi: l’accento italiano o simili).
3) «Pronuncia ricevuta»? Non scherziamo! :D Anche l’ultimo degli americani pronuncia [ɪi], o tuttalpiú [ii, ɩi, ᵻi] &c.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Souchou-sama ha scritto:E che vorrebbe dire «seguire l’uffIPA per le trascrizioni fonemiche»? I simboli «/ɪ, i/» non son forse uffIPA? Di conseguenza, che cos’ha «/ɪi/» di «non ufficiale»? Niente. Semmai, non corrisponde alle trascrizioni «tradizionali» del tipo «/iː, uː/». Ma questo ha a che fare co(lla pigrizia o incompetenza de)i fonetisti, non coll’alfabeto fonetico in sé. Per il resto, essendo le trascrizioni fonemiche largamente arbitrarie e astratte, si può benissimo interpretare [ɪ(ˑ)i] come «/ii/» anziché «/ɪi/». Ma non c’è alcun motivo sensato per cui ricorrere —cioè, retrocedere— addirittura a «/iː/» — men che meno una sua presunta «ufficialità».
Per il semplice fatto che all'inizio il canIPA doveva essere una ragionevole estensione dell'IPA per evitare diacritici e idiosincrasie varie, mentre alla fine si è trasformato in un sistema completo e tutto sommato alternativo, con ormai solo qualche punto di contatto con l'IPA ufficiale. Usare un sistema così complesso e difficilmente comprensibile per chi non è imbevuto di fonetica canepariana non ha senso, a mio avviso, per trascrizioni astratte come quelle fonemiche. Può comunque esser utile per sostituire, anche all'interno di trascrizioni fonemiche, i diacritici più scomodi (come le «barchette» e gli «ombrelloni» delle affricate) con simboli più «armonici», ma non per trascrivere i fonemi comuni nelle lingue del mondo in un modo che non fa nessun altro sulla faccia della terra.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

In altri casi, tutto ciò può esser vero (anche se un po’ esagerato :)); ma quanto a «/ɪi/», se risulta complesso o incomprensibile, allora tanto vale darsi a un’altra disciplina! :D Inoltre, anche un fonetista «tradizionale», se non è un totale incompetente, può arrivare a capire che per l’inglese una trascrizione come «/ii/» o «/ɪi/» è molto meglio di «/iː/». Anche perché è evidente che «/iː/» è il frutto d’uno sciocco metodo deduttivo per cui si parte a priori da vocali «elementari» come /i, e, a, o, u; iː, eː, aː, oː, uː/ e si cerca di farle calzare a forza su tutte le lingue (anziché partire induttivamente da come una lingua è realmente). Ergo, come mi rifiuto di scrivere «/i, e, a, o, u/» per /ɩ, ᴇ, æ, ɒ, ɷ/, cosí non scriverò mai «/iː, uː/».
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