Pensa bene: «… dein erster Schritt zu mehr Fitness». Mal comune, mezzo gaudio?Carnby ha scritto:Penso che anche nella descrizione in tedesco ci sia l'anglicismo nel dispositivo (scusate no, device) in questione.
L’italiano non è piú una lingua
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«Mezzo gaudio», my arse, caro il mi’ Ferdinand! Il tedesco è una lingua germanica, e perdipiú con una fonotassi assai meno «prescrittiva» della nostra: l’unico raffronto sensato da farsi è proprio quello con le altre lingue romanze, come hai giustamente fatto tu…
E ad «aggiungere la beffa al danno» ecco súbito la versione francese, in cui non ci si perita di parafrasare con ampie circonlocuzioni pur di non isnaturare la propria lingua.
E il colpo di grazia me lo dà quel nostro bellissimo e indigeno allenare, laddove tutte le altre lingue neolatine ricorrono a un anglicismo (sebbene antico e perfettamente adattato, e comunque un «latinismo di ritorno»).
E ad «aggiungere la beffa al danno» ecco súbito la versione francese, in cui non ci si perita di parafrasare con ampie circonlocuzioni pur di non isnaturare la propria lingua.
E il colpo di grazia me lo dà quel nostro bellissimo e indigeno allenare, laddove tutte le altre lingue neolatine ricorrono a un anglicismo (sebbene antico e perfettamente adattato, e comunque un «latinismo di ritorno»).

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Forse per quanto riguarda il tedesco odierno; per quanto riguarda il tedesco «vecchio stile» ho qualche dubbio sulla poca prescrittività della fonotassi...Infarinato ha scritto:Il tedesco è una lingua germanica, e perdipiú con una fonotassi assai meno «prescrittiva» della nostra
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Sarà stata anche «prescrittiva», ma di «restrittive» come la fonotassi italiana tradizionale ce ne sono davvero pochi esempi in giro, anche tra le lingue romanze…
Purtroppo questa «restrittività» (reale) è ben poco conosciuta anche presso alcuni «addetti ai lavori», e sarebbe necessaria una maggiore informazione (sempre che serva a qualcosa, ma vale la pena tentare).Infarinato ha scritto:di «restrittive» come la fonotassi italiana tradizionale ce ne sono davvero pochi esempi in giro, anche tra le lingue romanze…
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Mi permetto di aggiungere qui un mio commento su un’affermazione di De Mauro sentita or ora. Il linguista sta parlando alla radio, nel programma La lingua batte su Radio Tre.
Sappiamo benissimo quale sia la posizione di De Mauro sugli anglicismi. Ora prosegue su questa linea e paragona italiano e inglese per la percentuale di forestierismi presenti nell’una e nell’altra lingua. Ma a me questo pare un paragone mal pensato: la «romanizzazione» dell’inglese è antichissima, le parole di origine latina o neolatina essendo parte inscindibile dell’identità di questa lingua. L’inglese, invece, fornisce oggi all’italiano parole che sono tuttora, per dirla con Migliorini, parole «meteche».
Commento del conduttore: «E con questo possiamo rassicurare i nostri ascoltatori preoccupati per l’influenza dell’inglese». Mah.
Sappiamo benissimo quale sia la posizione di De Mauro sugli anglicismi. Ora prosegue su questa linea e paragona italiano e inglese per la percentuale di forestierismi presenti nell’una e nell’altra lingua. Ma a me questo pare un paragone mal pensato: la «romanizzazione» dell’inglese è antichissima, le parole di origine latina o neolatina essendo parte inscindibile dell’identità di questa lingua. L’inglese, invece, fornisce oggi all’italiano parole che sono tuttora, per dirla con Migliorini, parole «meteche».
Commento del conduttore: «E con questo possiamo rassicurare i nostri ascoltatori preoccupati per l’influenza dell’inglese». Mah.
Questo sarebbe vero se gli anglicismi «crudi» (tipo computer) fossero parole di basso utilizzo, mentre gli anglicismi adattati (tipo bistecca) alla fonotassi e alla grafia dell'italiano (che, ricordiamo, ha un alfabeto di 21 lettere e non di 26) fossero quanti sono oggi gli anglicismi «crudi» in libera circolazione su giornali e libri. Non è così e lo sappiamo tutti (tranne il professor De Mauro, a quanto sembra).Ferdinand Bardamu ha scritto:Ora prosegue su questa linea e paragona italiano e inglese per la percentuale di forestierismi presenti nell’una e nell’altra lingua. Ma a me questo pare un paragone mal pensato: la «romanizzazione» dell’inglese è antichissima, le parole di origine latina o neolatina essendo parte inscindibile dell’identità di questa lingua. L’inglese, invece, fornisce oggi all’italiano parole che sono tuttora, per dirla con Migliorini, parole «meteche».
Da un'emittente locale che s'occupa d'ogni genere di diporto: l'arbitro-moviolista sta facendo rivivere agli ospiti in studio i momenti salienti d'una partita di calcio, quand'ecco che si sofferma sul fallo d'un giocatore. Egli inizia cosí a favellar in «buranglitese»: «Vediamo il replay dell'azione. Attenzioniamo (?) quello che succede. Ancora piú avanti. Ecco, ci siamo, possiamo stoppare l'immagine. Il giocatore commette il fallo ma, come potete vedere, la palla era già in corner. Rivediamo il replay. Ecco qua, si vede chiaramente che la palla era già in corner. Sugli sviluppi dello stesso corner, poi, x espleterà (!) il cross che verrà stoppato da y, il quale segnerà il goal decisivo del match.». Il conduttore della trasmissione replica in tal guisa: «Grazie Marco per gli highlights del match. Ora un breve spot.»




- bertrand822
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ITALIANO EFFIMERO
Un interessante articolo su scenari economici.
Sul considerare errore «uno di quelli che ha» avrei qualche dubbio... mi sembra una concordanza a senso del tutto legittima.
«Se non ha roba, tu sai che la roba viene e va; e costui è uno di quelli che è atto a farne venire, ed io non lo abbandonerò» (Machiavelli, Clizia)
«Se non ha roba, tu sai che la roba viene e va; e costui è uno di quelli che è atto a farne venire, ed io non lo abbandonerò» (Machiavelli, Clizia)
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
- Ferdinand Bardamu
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Re: ITALIANO EFFIMERO
Questo è falso. Se la lingua letteraria, dopo il periodo classico, si è conservata pressoché intatta negli autori successivi (sto semplificando all’estremo), la lingua parlata ha subíto le normali modificazioni delle lingue vive, tant’è che da essa sono nate le lingue romanze.Gianni Pardo ha scritto:Il latino è stato parlato e scritto per qualcosa come tredici secoli e tuttavia ha subito variazioni insignificanti.
Il resto dell’articolo contiene alcune giuste condanne (piuttosto che disgiuntivo, *settimana prossima per la settimana prossima, *arrampicare per arrampicarsi, ecc.) e qualche regola fantasma: una è già stata citata da Zabob; l’altra riguarda frasi come «Parlaci tu». Forse l’autore crede che quel ci sia un complemento di termine di terza persona, ma in realtà corrisponde a un pronome personale preceduto dalla preposizione con: «Parla tu con lui, con lei» (cfr. L. Serianni, Italiano, Milano, «Garzanti», 2000, § VII. 48-49).
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