Un costrutto che dà tono
Mi ha scritto molto sorpreso uno studente romano per dirmi che in certo mio articolo ho detto testualmente: «Di aggettivi buoni per sostituire questo francesismo ce n'è parecchi». Non solo, ma in un annuncio pubblicitario ha letto questa frase: «Di cioccolatini ce n'è quattro in ogni astuccio». E aggiunge: «A me hanno insegnato che si deve sempre accordare singolare con singolare, plurale con plurale, e che bisogna dire perciò: "Di aggettivi ce ne sono parecchi", "Di cioccolatini ce ne sono quattro"». E conclude: «Mi hanno insegnato male? Ho imparato male?».
Niente affatto, rispondo: gli hanno insegnato bene, e ha imparato benissimo: solo che non ha imparato tutto; ma a imparare dell'altro c'è sempre tempo. La grammatica a proposito di concordanze dice infatti che a soggetto plurale deve accordarsi una forma verbale plurale: per esempio, «Toccano sempre a me questi rimproveri», «Mi sembrano mille anni», «Ci saranno state dieci persone», «Mancavano solo dieci minuti». Però la grammatica non si ferma qui, perché aggiunge: i verbi impersonali e anche quelli usati impersonalmente si mettono a volte al singolare anche con un soggetto plurale. Perciò le frasi ora dette possono svolgersi in forma impersonale così: «Tocca sempre a me questi rimproveri», «Mi sembra mille anni», «Ci sarà stato (non state, attenzione!) dieci persone», «Mancava solo cinque minuti». Perché è permesso far questo? Perché in queste proposizioni il nome plurale, che nella costruzione personale fa da soggetto e richiede il verbo al plurale, quando si passa alla costruzione impersonale col verbo al singolare viene considerato complemento oggetto, e di conseguenza non è più necessaria la concordanza né in numero né in persona. Spieghiamoci con qualche esempio. «Tocca a me questi rimproveri: tocca a me che cosa? questi rimproveri»; «Mi sembra, che cosa? mill'anni»; «Ci sarà stato, chi? dieci persone». C'è di più: è anche frequente l'anteposizione del sostantivo plurale al verbo singolare: «Ladri ce n'è dappertutto», «Rimproveri me ne tocca tanti»; e perciò anche «Di aggettivi ce n'è parecchi», «Di cioccolatini ce n'è quattro». Si tratta, si capisce, di un di quei costrutti particolari che dànno colore, tono a una lingua (non c'è lingua che non ne abbia), e che fanno parte del gusto, dello stile di chi parla e di chi scrive. Chiamiamola una fiorettatura, un abellimento, come dicono i musicisti. Fuor di Toscana, e soprattutto al Nord, può certo stridere all'orecchio un accostamento ch'è in effetto una sconcordanza; ma anche la costruzione a senso è una sconcordanza, anche l'accordo di un collettivo singolare col verbo plurale è una sconcordanza, e quale sconcordanza maggiore di un anacoluto! Vogliamo, come il solito, piluccare qualche esempio firmato? Famoso è quello di Dante: «L'un delli quali, ancor non è molt'anni» (Inf. XIX, 19). Questo è del Leopardi: «V'ha alcune poche persone al mondo, condannate a riuscir male in ogni cosa». Nel Manzoni se ne raccolgono a manciate: «S'aggiunga quattro disgraziati»; «Ammalati non ce n'è, ch'io sappia»; «Soldati non ne verrà certamente». Altrettanti, si capisce, possiamo trovarne nel toscanissimo Fucini: «Mi sembrava mill'anni»; «C'è punti morti?»; e così pure nel non meno toscano Papini: «C'è ancora de' cristiani che han sentito raccontare...». Nessuno del resto si stupisce più, neppure al Nord, davanti a frasi come «Vent'anni fa», «Due mesi fa», le quali rovesciate suonano «Fa vent'anni», «Fa due mesi». È la stessa identica costruzione con un verbo impersonale singolare e con un soggetto plurale trasformato in complemento oggetto: «Fa che cosa? vent'anni».
«Non c’è più di pomodori»
Moderatore: Cruscanti
«Non c’è più di pomodori»
Il Gabrielli illustra in maniera esemplare la validità di questa costruzione in uno dei suoi libretti: Il museo degli errori.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Sembra solo a me un po' ingannevole la spiegazione del Gabrielli, quando dice fra l'altro «Mi sembra, che cosa? mill'anni»? Si potrebbe dire allora «Mi sembra, che cosa? una sciocchezza: sciocchezza, complemento oggetto»; già alle elementari le maestre mettono in guardia dalla tentazione di bollare con l'etichetta di complemento oggetto tutto ciò che risponde alla genericissima domanda «Chi, che cosa?».
In Questa sera si recita a soggetto ho trovato questa battuta: «Non c'è gelati? Peccato!». Mi sembrava strano che Pirandello fosse incorso in un errore – se d'errore si fosse trattato – così marchiano. Ma forse è solo un altro esempio in cui si può – non si deve, se non ho capito male – servirsi di quella che Gabrielli chiama una "sconcordanza".
Solo – parlando del titolo del filone – non trovo giustificata quella di: io direi «Non c'è più pomodori», non «Non c'è più di pomodori», che mi sa di settentrionalismo (o di francesismo).
Solo – parlando del titolo del filone – non trovo giustificata quella di: io direi «Non c'è più pomodori», non «Non c'è più di pomodori», che mi sa di settentrionalismo (o di francesismo).
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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La mancanza di accordo quando il soggetto segue il verbo in una costruzione inaccusativa appartiene alla nostra tradizione letteraria e all’uso toscano di oggi e di sempre.Zabob ha scritto:In Questa sera si recita a soggetto ho trovato questa battuta: «Non c'è gelati? Peccato!». Mi sembrava strano che Pirandello fosse incorso in un errore – se d'errore si fosse trattato – così marchiano. Ma forse è solo un altro esempio in cui si può – non si deve, se non ho capito male – servirsi di quella che Gabrielli chiama una "sconcordanza".

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Serbo un vivido ricordo di un foglio scritto a mano e affisso alla porta di uno spogliatoio: "NON FUNZIONA LE DOCCE".
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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«Prima l'italiano!»
Meglio ancora: 'Un fanno le docce. Ma 'un c'entra con quello che si dice qui.Animo Grato ha scritto:"NON FUNZIONA LE DOCCE"

Ultima modifica di Carnby in data ven, 16 gen 2015 22:42, modificato 2 volte in totale.
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Sí, anche se codesto è un caso un po’ particolare [e di registro decisamente basso], essendo funzionare inergativo, non inaccusativo.Animo Grato ha scritto:Serbo un vivido ricordo di un foglio scritto a mano e affisso alla porta di uno spogliatoio: "NON FUNZIONA LE DOCCE".
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Le assicuro che, nel contesto, quel cartello era, da solo, la sintesi e il culmine di tutta la scena che avevamo di fronte: qui ci si libra al disopra dell'arido dato grammaticale, per attingere il sublime...Infarinato ha scritto:Sí, anche se codesto è un caso un po’ particolare [e di registro decisamente basso]

«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
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Ma allora anche la frase «è tre anni che non ci vediamo» tanto errata non è: mi sfugge la differenza che rende legittima «non c'è gelati», al contrario di «è tre anni che non ci vediamo».
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Mi viene a mente un'ipotesi: e se il popolare non funziona le docce (toscano 'un funziona le docce) nascesse da un non/'un funziona(n) le docce?Animo Grato ha scritto: Le assicuro che, nel contesto, quel cartello era, da solo, la sintesi e il culmine di tutta la scena che avevamo di fronte: qui ci si libra al disopra dell'arido dato grammaticale, per attingere il sublime...
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Non sono un esperto, ma direi proprio di no. Innanzitutto perché chi studia queste cose sa fornirne una spiegazione storico-linguistica largamente condivisa, e poi perché si può fare un esperimento (molto "alla buona", per carità) che smentisce quest'ipotesi. Che potrebbe reggere se ci limitiamo a prendere in considerazione i verbi in -are (per una fortunata combinazione di desinenze), ma cosa succede colle altre coniugazioni? Per esempio, con fungere (non è esattamente il verbo più appropriato per una costruzione tipica del registro basso, ma qui ci interessa l'aspetto morfologico) si dovrebbe avere, secondo il modello 'un funziona(n) le docce, una frase come 'un fungo(n) [meglio ancora funga(n)] le docce. Ma Lei stesso converrà che si tratta di una possibilità ancora più assurda del di per sé già improbabile (per la citata questione di registro) 'un funge le docce.Carnby ha scritto:…e se il popolare non funziona le docce (toscano 'un funziona le docce) nascesse da un non/'un funziona(n) le docce?
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«Prima l'italiano!»
Non ci credevo neppure io, a esser sincero, l'ho buttata lì perché m'è venuta a mente come ipotesi piuttosto peregrina.Animo Grato ha scritto: Non sono un esperto, ma direi proprio di no.
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