«Proscrizione» ~ «epurazione»

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

domna charola
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Intervento di domna charola »

Scilens ha scritto:Se epurazione è un concetto moderno non possiamo applicarlo al passato? La deportazione e lo sterminio etnici non sono epurazioni? Non ci vedo un concetto tanto moderno in un comportamento romano o assiro che è stato ripetuto fino a pochi anni fa qui vicino, nell'ultima guerra di dissolvimento della Yugoslavia.
Uno storico risponderebbe di no. Sarebbe un uso anacronistico, non corretto.
Una sequenza di avvenimenti va interpretata entro il contesto che l'ha generata e in cui si è sviluppata. Usare i concetti - e i termini, che li definiscono con precisione - ad essa coevi significa leggerla secondo la mentalità di chi l'ha vissuta, ovvero contestualizzarla.
La controparte offre invece il fianco a facili strumentalizzazioni - cosa quasi normale, da cui si cerca di tenersi alla larga - perché induce a interpretare un fatto del passato con la mentalità odierna, atteggiamento che non dovrebbe essere dello storico.
I veri sinonimi (al 100 %) credo siano pochi. Molti sembrano sinonimi perché ci sfugge la sfumatura della differenza.
Nel caso degli avvenimenti del passato, usare il termine moderno per l'antico cancella la differenza fra il quadro - e il sentire - attuale, e quello dell'Uomo di quel tempo.

Insomma, detto in parole povere, il tumulto dei Ciompi non può essere descritto come "degli operai che entrarono in sciopero contro i padroni", così come un Comune di Popolo del 1250 non è un "governo di sinistra".
Colloquialmente, se sto facendo lezione a dei ragazzini, posso anche portarli al confronto con l'attualità, per rendere chiaro il concetto, e usare queste definizioni; però lo dico sorridendo e aggiungendo il famigerato "tra virgolette", anzi, tra "quindici virgolette" accompagnato dal gesto delle dita che disegnano le virgolette in aria.
Didatticamente funziona, si strappa il sorriso della platea, e quindi sulla battuta umoristica finisce per basarsi la memorizzazione del concetto.
In un contesto scritto però, il termine moderno non va usato al posto di quello passato. Al massimo si può aggiungere un'ammiccante nota a più pagina per aiutare il lettore a capire a cosa equivarrebbe oggi.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Mi complimento con Domna Charola: era quello che volevo dire anch’io, senza riuscire a esprimerlo compiutamente. L’uso di termini anacronistici (moderni) per parlare di avvenimenti dell’antichità può andar bene, cum grano salis, per la divulgazione, per ricondurre concetti ed epoche lontane entro i confini del noto. In altri casi rischia di essere una forzatura o una banalizzazione.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

domna charola ha scritto:il tumulto dei Ciompi non può essere descritto come "degli operai che entrarono in sciopero contro i padroni", così come un Comune di Popolo del 1250 non è un "governo di sinistra".
Epurazione esprime un concetto moderno?
Direi di no, soltanto la parola è moderna, come tantissime altre, forse la maggioranza.
Il concetto espresso dal termine "epurazione" gira intorno ai suoi sinonimi
(censurare, defenestrare, cacciare, depurare, escludere, esiliare, purgare, purificare, licenziare, allontanare, deporre, destituire, rimuovere, scacciare, scalzare, spodestare, emarginare, estromettere, buttar fuori, mandar via, liberare)
e si applica prevalentemente a gruppi omogenei di persone e oggetti (materiali e immateriali)
L'ostracismo ateniese non è definibile come epurazione, mentre lo è la deportazione degli Apuani nel Sannio da parte dei Romani, e anche quello di deportazione in fondo è un concetto che si potrebbe definire moderno.
Sono in gran parte d'accordo con Lei sullo sciopero medievale, ma si usa il termine sciopero anche per l'astensione volontaria dal lavoro degli operai addetti alle sepolture nella Valle dei Re, nel XII secolo a.C., per ottenere migliorie nelle dotazioni alimentari.
Si può cercare di calarsi nell'epoca, ma perché evitare un termine preciso (quel che s'intende oggi con una sola parola che raccoglie un intero comportamento) solo perché all'epoca non esisteva la parola (non il comportamento)?
Eppure siamo noi, oggi, a vedere con i nostri occhi moderni e con una conoscenza ed una spiritualità che erano inesistenti e sono in molti casi parecchio distanti da quelle dell'epoca osservata. Tutto il nostro linguaggio fa riferimento all'oggi anche quando descrive lo ieri. Una lanterna magica è "una specie di cinema primitivo".

Possiamo sforzarci e cercare di avvicinarci alla mentalità dell'epoca, ma ben sapendo che non sarà possibile.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Scilens, lei stesso in piú luoghi ha affermato che non esistono sinonimi perfetti. Adesso invece elenca bellamente una serqua di (vaghi) sinonimi di epurazione, buttati lí alla rinfusa, come se non esistessero differenze, anche grandi, tra questi. (Tra l’altro non ho capito che c’entri purificare…)

Quanto alla domanda con cui ha aperto il suo intervento: sí, epurazione è un concetto moderno, perché non vuol dire semplicemente «allontanamento, cacciata, estromissione» e simili. È una parola tipicamente moderna, legata a formazioni politiche moderne. Presuppone l’esistenza di una dottrina politica pura, a cui gli epurati non si conformano, venendo quindi cacciati, o per l’appunto epurati. Nel significato storico, il nesso con la radice pur- è di palmare evidenza: politici, burocrati e intellettuali compromessi col fascismo erano considerati quasi impurità da eliminare nel nuovo regime repubblicano e antifascista.

Comunque, è già stato ripetuto che l’estensione della parola ad avvenimenti dell’antichità è possibile, e in una certa misura lecita, soprattutto come espediente retorico in testi divulgativi. Rimane l’avvertenza a non forzare quest’estensione, perché, per quanto non ci sia nulla di nuovo sotto il sole, esistono, per citare Domna Charola, differenze ineliminabili tra il sentire attuale e quello degli uomini vissuti in epoche lontane.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Sono quelli che vengono chiamati sinonimi, ma a mio modo di vedere la loro somma costituisce un'area semantica, non sono sinonimi. Per ogni lemma si potrebbe scrivere parecchio e mi capirà se me ne manca la voglia.
Non ho neppure mai detto che non esistano sinonimi perfetti, ho detto che sono molto pochi.

Non ho affatto scritto che quello di "epurazione" fosse un concetto moderno, può verificare.
Che la parola sia moderna non l'ho contestato.

Se la dottrina politica fosse pura o impura lascio a Lei stabilirlo, nel caso dei cristiani, dei pagani, dei mariani, o degli Apuani. Fatto sta che si vollero epurare.

Naturalmente il forzare è quasi sempre sbagliato (a volte no, ma questo sarà un altro filone), ma le differenze tra il sentire attuale e quello antico le ho evidenziate io, come irraggiungibili.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Scilens ha scritto:Sono quelli che vengono chiamati sinonimi, ma a mio modo di vedere la loro somma costituisce un'area semantica, non sono sinonimi. Per ogni lemma si potrebbe scivere parecchio e mi capirà se me ne manca la voglia.
Quindi conviene che epurare non vuol dire (semplicemente) «estromettere» o «escludere» o «esiliare» o «allontanare». Bene.
Scilens ha scritto:Non ho affatto scritto che quello di "epurazione" fosse un concetto moderno, può controllare.
E io non le ho affatto attribuito quest’affermazione. Può controllare. Sono stato io ad affermare che epurazione denota un concetto moderno.
Scilens ha scritto:Se la dottrina politica sia pura o impura lascio a Lei stabilirlo, nel caso dei cristiani, dei mariani, o degli Apuani. Fatto sta che si vollero epurare.
Che c’entra e che vuol dire ’sta cosa? Ripeto: il concetto di epurazione riguarda un modo d’intendere la politica sconosciuto ai Romani. Applicarlo alle loro vicende politiche può aiutare a renderle piú comprensibili, forse, ma è inappropriato.

Non mi faccia però ripetere di nuovo che è lecito estendere, entro certi limiti, il significato di parole che denotano concetti specifici. Scusi se glielo dico, ma mi pare che lei prenda per buona la sua argomentazione, senza tener davvero conto delle mie argomentazioni.
Scilens ha scritto:Naturalmente il forzare è quasi sempre sbagliato (a volte no, ma questo sarà un altro filone), ma le differenze tra il sentire attuale e quello antico le ho evidenziate io, come irraggiungibili.
È lapalissiano che esistano differenze incolmabili tra il modo di pensare di un senatore romano dell’epoca di Silla quello di un parlamentare dei giorni nostri. Ma questo che monta?

Volendo, potremmo stabilire analogie tra ogni periodo della storia umana. Questo ci autorizza a usare una parola qualunque per descrivere un certo fenomeno, purché questa condivida una minima somiglianza con quella che sarebbe appropriata?

Dalle sue parole, pare che epurare abbia un significato generico, e sia adatto per designare qualunque persecuzione o sterminio o massacro, in qualunque epoca, per qualunque movente e in qualunque circostanza essi siano avvenuti. Prendo atto, come dicevo, di questa banalizzazione, che non si è inventato lei. Ma rimango convinto che, in linea generale, sia un’improprietà da evitarsi.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Ferdinand Bardamu ha scritto:elenca bellamente una serqua di (vaghi) sinonimi(...)
Serqua è prettamente toscano e vuol dire dozzina. Voleva dire sequela...
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Scilens ha scritto:
Ferdinand Bardamu ha scritto:elenca bellamente una serqua di (vaghi) sinonimi(...)
Serqua è prettamente toscano e vuol dire dozzina. Voleva dire sequela...
No, volevo dire proprio serqua. Ma cerchiamo di rimanere in tema, per cortesia.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Non glie lo faccio ripetere, le dico subito che non lo condivido.
Noooo, l'epurazione non è affatto sconosciuta ai romani. Sennò di Silla che se n'è parlato a fare?

Che monta? Non conosco, è dialetto suo?
La cito:
"Dalle sue parole, pare che epurare abbia un significato generico,"
e questo è vero.
" e sia adatto per designare qualunque persecuzione o sterminio o massacro, in qualunque epoca, per qualunque movente e in qualunque circostanza essi siano avvenuti."
No. E qui prendo atto che non sono io a non spiegarmi.
Dunque
Buonanotte.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Quelli del treccani si sognano. Si dice una serqua d'ova, una serqua di fiaschi.
Non hanno capito nulla nel Giusti
Una mezza serqua di sonetti vuol dire sei, ma che non ci son queste cose nei documenti antichi? Son l'ultimo custode di parole sconosciute?
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Scilens ha scritto:Non glie lo faccio ripetere, le dico subito che non lo condivido.
Noooo, l'epurazione non è affatto sconosciuta ai romani. Sennò di Silla che se n'è parlato a fare?
Ci rinuncio. Pensi, dica, scriva quel che le garba, come le garba, quando le garba.
Scilens ha scritto:Che monta? Non conosco, è dialetto suo?
Non capisco: mi prende in giro? Legga qui.
Scilens ha scritto:La cito:
"Dalle sue parole, pare che epurare abbia un significato generico,"
e questo è vero.
" e sia adatto per designare qualunque persecuzione o sterminio o massacro, in qualunque epoca, per qualunque movente e in qualunque circostanza essi siano avvenuti."
No. E qui prendo atto che non sono io a non spiegarmi.
Caro Scilens, la richiamo al rispetto della logica. Se per lei epurare ha un significato generico, allora può essere usato per parlare di qualunque avvenimento abbia con esso un sia pur tenue legame di significato.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Scilens ha scritto:Quelli del treccani si sognano. Si dice una serqua d'ova, una serqua di fiaschi.
Non hanno capito nulla nel Giusti
Una mezza serqua di sonetti vuol dire sei, ma che non ci son queste cose nei documenti antichi? Son l'ultimo custode di parole sconosciute?
Eh, che vuole che le dica? Forse sí. In ogni caso, le consiglio di dar di piglio alla penna e di scrivere una lettera di rimostranze anche al DISC, al De Mauro e al Gabrielli. Buona fortuna.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Non comprendo... siamo in un ambiente in cui ci si inalbera appena qualcuno osa strapazzare la tanto lodata patria lingua, si aborrisce la pigrizia mentale di chi usa anglicismi disseminandone a iosa l'eloquio, si disquisisce sulla finezza di certe sfumature di linguaggio che apparterrebbero al solo idioma di Dante, e poi... e poi si prendono una dozzina di termini - o giù di lì - che, per nostra fortuna, hanno ciascuno il proprio preciso significato, e li si mettono assieme, sostenendo che una definizione nata in un preciso contesto e con un preciso significato in fondo può anche essere estesa ad altri contesti e significati?
Ma allora, mi scusino, perché prendersela con chi ama la sinteticità dell'idioma di Albione, in cui con poche parole tutto è detto?
Non riesco a vedere coerenza in tutto ciò.

Tralasciando lo sfogo linguistico, passo alla Storia.

Non mi pronuncio sullo "sciopero" nella Valle dei Re, perché, lo ammetto, Egittologia non è compreso nel mio curricolo, quindi se il termine viene usato, può ben essere che chi lo usa sappia che, a quell'altezza cronologica, il quadro sociale, economico e mentale fosse analogo a quello dell'età contemporanea. Non conosco l'argomento, e quindi mi astengo dal fare affermazioni in proposito.

Resta il fatto che il cardine attorno a cui ruota tutta la ricerca storica attuale è proprio la famigerata, sfuggente, affascinante "storia delle mentalità", branca della ricerca che lo storico per primo riconosce come insidiosa e di difficile messa a fuoco, ma che resta la linea di fondo che guida ogni ricerca storica.
Se guardiamo a tutta la storiografia moderna - dalle Annales in poi - questo inseguono gli storici.
Cito due caposaldi fra i più noti, Block nel magnifico "Apologia della Storia, o il mestiere dello storico", che imposta chiaramente il problema e sviluppa il metodo, e Le Goff, la cui opera tutta, a una rilettura complessiva si mostra come un'unica grande ricerca, quella sull'Uomo e sulle mutazioni del suo modo di pensare, della sua "visione del mondo" nel corso dei millenni.
In quest'ottica, prendere un termine tecnico, che nasce in un'epoca e in una mentalità precisa, e scaraventarlo in un altro mondo è veramente negare le basi stesse del metodo e dell'approccio ai problemi "storici" da parte degli storici.

D'altra parte, ogni gruppo di "specialisti" definisce e sviluppa - attraverso un serrato dibattito interno, non esente da scissioni in più scuole di pensiero - la propria disciplina, quindi è il referente ultimo nelle decisioni sul metodo e sulla disciplina stessa.
In una parola: la Storia agli storici.

Con tutta la libertà, per gli altri, di definire la propria disciplina, metodo e procedimenti, e chiamarla come meglio credono.
Avatara utente
Scilens
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Intervento di Scilens »

Ferdinand, Lei mi prende in giro, io piego la testa da un lato con disappunto, e un po' La capisco e mi garba, però da quell'altra parte mi ci nasce un diavolo.
"Che monta", dice, e non ci credevo, senza sapere che non sarebbe stato meno volgare d'un "che ce ne fotte". Forse intendeva "che vale", come s'intese nell'Ottocento, quando se n'era perso il senso. Lo stesso usa serqua, come Levi che scrive bene nonostante qualche errore, ma com'egli senza saperla collocare come misura precisa e non come un sinonimo di gran quantità o quantità indefinita che non hanno senso.
Anche operaio è un termine moderno, e anche schiavo lo è. Gli antichi parlavano di servi, senza distinguere nulla sulla loro libertà. Ma il concetto che comprende lavorante, cottimista, bracciante, dipendente, ecc. è moderno? O non è moderna solo la parola operaio? Operaio è chi vende l'opra (sic) sua, -aio come beccaio o macellaio. Ed è moderno anche il concetto di schiavitù? Non me lo dica.
Una parola può esprimere un concetto, ma non è il concetto.
Il concetto di epurazione si può esprimere con un termine o con un giro di parole, ma non per questo se il termine manca anche il concetto è assente.
Per questo mi trovo in difficoltà se c'è da stabilire se un concetto sia moderno o no, a meno che non riguardi la tecnologia o la filosofia in senso stretto, alle quali si può attribuire una cronologia. Eppoi moderno segnifica successivo al 1492?
La modernità del viaggio struggente nell'animo di Lucrezio è precedente, come la pena del distacco di Ettore da Andromaca e Astianatte. Come la delicatezza d'Adriano in
Animula vagula blandula,
Hospes comesque corporis
Quae nunc abibis in loca
Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos...
L'uomo resta uomo, desidera e spera e prega e gode della brezza e del cielo, elimina i nemici come Silla o li seduce come Cesare.
Si possono dare tanti nomi ai comportamenti, ma la sostanza resta nei comportamenti più che nelle parole, delle quali ognuna nota un aspetto tralasciandone infiniti altri, e i concetti sono pensieri, fatti sì con le parole, ma sempre intorno agli atti, come il ballo intorno al fuoco non è un fuoco . Per i fatti è più semplice. Apparentemente. Perché finora nessuno ha potuto descrivere nemmeno il profumo d'un pollo arrosto.


Domna Carola, dice
"si prendono una dozzina di termini - o giù di lì - che, per nostra fortuna, hanno ciascuno il proprio preciso significato, e li si mettono assieme, sostenendo che una definizione nata in un preciso contesto e con un preciso significato in fondo può anche essere estesa ad altri contesti e significati?"

Premesso che quei termini sono i cosiddetti 'sinonimi', dei quali in effetti nessuno può sostituire il termine 'epurare' se non in particolari cicostanze, sostengo che moltissime parole nate in altrettanto precise circostanze (anche moderne) si attaglino anche ad altri contesti, senza destare spesso il minimo sospetto.
Anche il termine 'deportazione' è attestato solo dal 1700, eppure si adatta benissimo al caso degli Ebrei deportati in Assiria nell'ottavo secolo a.C. e a Babilonia un secolo e mezzo dopo, al già citato caso degli Apuani, al fenomeno della schiavitù dopo la scoperta del Nuovo Mondo, agli Ebrei nell'ultima guerra.
Infatti gli storici non se ne fanno un problema:
da "I cristiani e l'impero romano" Di Marta Sordi, a proposito delle epurazioni dei cristiani dall'esercito romano
"Si può escludere però che siano stati episodi (...) del genere di di quello di Massimiliano a influire sulla epurazione militare (che si si verificò qualche anno dopo) (...)" pag. 163
A queste epurazioni di cristiani poi seguirono quelle dei pagani.

E a pag. 202 "Io credo che l' Apologeticum sia posteriore alla seconda epurazione dei Pescenniani compiuta da Settimio Severo "

Storia di Roma, Volume 19 L. Cappelli, 1965, pag. 474
"Questa epurazione continua ancora mentre Tertulliano scrive (...)"

Certo che ho ascoltato le Loro motivazioni, per questo ho detto le mie: ai tempi di Silla non c'era l'Italiano, e non c'è nulla di strano nel parlarne con le nostre parole.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Animo Grato
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Iscritto in data: ven, 01 feb 2013 15:11

Intervento di Animo Grato »

Pare che la serata di ieri sia stata particolarmente movimentata, qui su Cruscate! :wink:
Non voglio gettare altra benzina sul fuoco, però penso di poter dare un mio piccolo contributo conciliatorio.
Mi pare che il primo pomo della discordia sia stato epurazione, parola di cui Ferdinand Bardamu ha sottolineato la specificità stori[ografi]ca e, di conseguenza, la sostanziale inapplicabilità ad altri contesti. Nel merito, non so se questa specificità sia, diciamo così, primitiva: se il lemma treccanesco ricalca, nell'esposizione, l'evoluzione cronologica del termine, notiamo che prima si dà la definizione generale ("e. [...] di una società, di un ufficio, di un’amministrazione, di un partito politico, allontanandone gli elementi inetti, sospetti, disonesti o comunque indesiderabili") e poi si passa al riferimento storico citato da Ferdinand ("In partic. [grassetto mio], negli anni seguenti alla seconda guerra mondiale, provvedimento con cui venivano dispensati dal servizio i dipendenti dello stato ed equiparati (o anche altre categorie di funzionarî) che si fossero trovati in condizioni di incompatibilità con la permanenza in servizio per attività politica svolta come fascisti" ecc. ecc.). Un'accezione particolare, quindi, di un preesistente significato generale. Se si pensa che tale operazione di "pulizia" era stata chiamata, in documenti ufficiali, defascistizzazione (quasi impronunciabile), non stupisce che il termine più generico si sia imposto.
Alla luce di ciò, non sembra tanto peregrino usare epurazione per illustrare la proscrizione (sillana o non sillana)* e, nel corso di un'esposizione, non giudicherei un'enormità un disinvolto uso sinonimico, a meno che non si preferisca un testo in cui ritorna ossessivamente proscrizione... la proscrizione... della proscrizione e così via.
Tra l'altro, proprio il termine proscrizione, per una felice combinazione, mi offre il destro per una nota curiosa e non del tutto irrilevante: proscrizione fu usato due volte nella storia romana (da Silla e, successivamente, dal terzetto Antonio, Ottaviano e Lepido) e proprio i secondi tennero a prendere le distanze dalla prima proscrizione e a sottolineare le differenze tra il loro provvedimento e quello sillano: un termine specifico, quindi... ma non troppo! :wink:
La mia umilissima opinione è che l'uso di termini ragionevolmente sinonimici sia lecito. Certo, quelle parole che portano dentro di sé un tratto distintivo (come i cocci dell'ostracismo o la spettacolarità della defenestrazione) meritano una cautela maggiore. La mia impressione è che si possano applicare più agevolmente, ad esempio, a situazioni odierne (dei cui particolari tutti sono già al corrente, e possono quindi cogliere l'uso traslato del termine storico separando facilmente il grano dell'analogia dal loglio del riferimento puntuale), che non ad altri fatti del passato (dove potrei dare l'impressione di confondere due eventi distinti).
D'altronde, la rilettura del passato attraverso le lenti (e le parole) del presente è un fenomeno vecchio come il mondo: Shakespeare non parla forse di "Pericle, principe di Tiro"? E la pittura rinascimentale non ci mostra costantemente gli eroi del mito greco in armature da cavalieri medievali?
Tra parentesi e di sfuggita (visto che si trattava di una divagazione estemporanea, così tipica delle cruscate), osservo che mentre nella discussione generale (proscrizione e epurazione) Ferdinand Bardamu difendeva puntigliosamente le peculiarità irriducibili dei due vocaboli mentre Scilens ne sottolineava le sostanziali somiglianze, su serqua le posizioni si sono invertite, con uno Scilens "ortodosso" contrapposto all'"eretico" Ferdinand: non potreste venirvi incontro? :wink:

* Come fa, in apertura della relativa voce, Vichipedia (che non sarà oro colato, ma non è neppure una fogna).
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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