«Sono a lavorare»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

Marco Treviglio
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Intervento di Marco Treviglio »

Scusate se mi intrometto, ma a me pare che la frase in oggetto venga presa, forse, da un punto di vista sbagliato.
Personalmente penso che i due verbi in testa alla frase (essere e stare) non siano in funzione d'ausiliare o di verbo fraseologico: "Sono a lavorare" equivale a "Sto a lavorare" che equivale a "Mi trovo a lavorare".
Intendo dire che i verbi essere e stare hanno valenza di trovarsi (in una determinata situazione), come descritto in Treccani alle voci dei due verbi ai punti 4. a..
Avatara utente
Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Infatti, sono [qui] a lavorare nel senso di «mi trovo [qui] al lavoro» è accettabile in un registro colloquiale (qui la regionalità non c’entra, e del resto si dice anche sono a fare la spesa [= «mi trovo»] etc.), ma in un registro meno informale si dice (lege: si dovrebbe dire) sono al lavoro, come ricordava Marco.
Marco Treviglio
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Intervento di Marco Treviglio »

Sono d'accordo, infatti il mio intervento precedente era incentrato sul discorso in evoluzione riguardo all'intendimento di "continuità di svolgimento di un'azione con l'infinito": essere a e stare a, in questo contesto, non credo esprimano questa valenza.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Cari amici, scusate, per me tutto è troppo complicato... Adesso non capisco niente... Volevo solo sapere se invece di "sto a lavorare" si può dire in italiano standard anche "sono a lavorare". Volevo sapere solo questo. I regionalismi almeno adesso non mi interessano. Solo l'italiano standard. Grazie.
Pugnator
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Intervento di Pugnator »

Forse mi sono espresso male e ho usato un esempio infelice ma esistono alcuni costrutti con stare a + infinito che sono equivalenti ad alcuni con stare + gerundio anche in italiano standard.
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:
Strane cose mi stanno ad aspettare, cose da guardare e da mangiare, e tante visioni orride in quel mondo finché il mattino non cambia lo sfondo.
che potrebbe esser benissimo resa con:
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
oppure per prendere un esempio dell'800:
In un' amenissima valletta stanno ad aspettare il momento d' ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti,
che si può rendere benissimo con:
"In un'amenissima valletta stanno aspettando il momento d'ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti"
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Arnoldas ha scritto:Volevo solo sapere se invece di "sto a lavorare" si può dire in italiano standard anche "sono a lavorare". Volevo sapere solo questo. I regionalismi almeno adesso non mi interessano. Solo l'italiano standard.
In questo caso, le ha già risposto Marco all’inizio: con lavorare neanche sto a lavorare va bene, ma solo sono al lavoro o sto lavorando, o al limite, sí, anche sono a lavorare, che non è regionale, ma è colloquiale.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Pugnator ha scritto:Forse mi sono espresso male e ho usato un esempio infelice ma esistono alcuni costrutti con stare a + infinito che sono equivalenti ad alcuni con stare + gerundio anche in italiano standard.
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:
Strane cose mi stanno ad aspettare, cose da guardare e da mangiare, e tante visioni orride in quel mondo finché il mattino non cambia lo sfondo.
che potrebbe esser benissimo resa con:
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
Le perifrasi stare + gerundio e stare a + infinito hanno sí significato affine, ma non sono intercambiabili. A tale riguardo, l’intervento d’Infarinato, come sempre perfetto per concisione e chiarezza, non avrebbe bisogno di ulteriori chiose. Per completezza però riporto per sommi capi la trattazione della Grande Grammatica Italiana di Consultazione, vol. II, § I.3.2.1.5. Stare a + infinito:
  • ha senso statico ed è incompatibile coi verbi di moto: *lui stava a andare…;
  • ammette i tempi perfettivi: stette ad aspettare ~ *stette aspettando;
  • non implica l’esistenza di un momento in cui si osserva il processo nel suo svolgimento;
  • è compatibile con gli avverbi e le espressioni avverbiali che indicano una durata limitata: stette ad aspettare un’ora ~ *stava aspettando un’ora;
  • di conseguenza, l’aspetto che denota non è progressivo bensí continuo.
La scelta dell’una o dell’altra perifrasi porta con sé significati sensibilmente diversi, secondo il modo in cui si guarda all’azione.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data mar, 08 set 2015 0:08, modificato 1 volta in totale.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

"Stare a + infinito: - ha senso statico..." Quindi se non si dice "sto a lavorare" dovrebbe significare che "lavorare" non ha senso statico. Giusto? Allora che senso ha "lavorare"? Di movimento? Sì?
Marco Treviglio
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Intervento di Marco Treviglio »

Arnoldas ha scritto: Allora che senso ha "lavorare"? Di movimento? Sì?
Caro Arnoldas, purtroppo in italiano non è cosí semplice definire la classificazione d'un verbo per diversi motivi che non sto a specificare ora.
Provo a spiegarlo in questo modo. (Se commetto degli errori, sono sicuro che qualcuno mi correggerà prontamente. :))

La costruzione ideale per indicare un'azione in corso, quindi già iniziata e che andrà avanti anche dopo il momento dell'enunciazione, è stare + gerundio.
Questa non è sempre equivalente a stare a + infinito, ché di per sé è adoperabile in italiano solo con i verbi di senso statico.
In questo caso la costruzione "Stare a lavorare" ha senso statico, però collide con il senso del verbo in sé.
Avrebbe senso se ci fosse nella frase qualche elemento che ne caratterizzasse la staticità ("Sto ancora qui a lavorare", ossia "Rimango qui a portare avanti il lavoro") ed evidenzierebbe la continuità e il prolungarsi dell'azione.
Senza ciò, "lavorare" implica nel suo significato un senso dinamico con tre varianti: progressiva, continua, finalizzata ad uno scopo.
In questo contesto, che può essere accettato solo nel colloquiale, il locutore vuol dire che è statico sul lavoro, ossia è costretto sul posto di lavoro o è costretto ad una attività quotidiana non progressiva, non continua e senza una finalità vera e propria data dall'atto lavorativo (per inteso, non importa se al momento lavoro o meno, basta che io sia qui e col passare del tempo porto a casa la pagnotta).
In conclusione, non essendo limpido il messaggio veicolato dal parlante, perché rappresenta in maniera implicita una sua valutazione personale che, ovviamente, può essere non condivisibile dal suo interlocutore, la frase non può essere ritenuta italiano a tutti gli effetti.
Avatara utente
Infarinato
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Intervento di Infarinato »

D’accordo praticamente su tutto, tranne che su questo:
Marco Treviglio ha scritto:In questo contesto, che può essere accettato solo nel colloquiale, il locutore vuol dire che è statico sul lavoro…
Direi che stare a lavorare senz’altra specificazione, a differenza di sono a lavorare, non è solo colloquiale: è regionale [centromeridionale, non toscano].

Come ha ben detto Lei, basta una minima connotazione deittica che espliciti il valore proprio di stare «trovarsi» (sto ancora qui a lavorare, me ne sto [tutto solo / ancora] a lavorare etc.) per rimuovere la patina di regionalità.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Marco Treviglio ha scritto:Senza ciò, "lavorare" implica nel suo significato un senso dinamico con tre varianti: progressiva, continua, finalizzata ad uno scopo.
In realtà lavorare, nella sua accezione intransitiva, è continuativo, e in quanto tale è atelico e durativo: in altre parole, designa un processo che si prolunga nel tempo, ma non tende a una meta.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Confermo, ovviamente: nella mia varietà d'italiano, sto a lavora' coincide coll'italiano sto lavorando. Sono a lavorare, invece, mi sembra cosí innaturale. Non l'ho mai sentito da queste parti.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Carissimi Marco, Ferdinand, Infarinato ed Ivan, vi ringrazio delle vostre cortesi spiegazioni. Siete come sempre così gentili e pazienti... Grazie ancora. Buona giornata.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Vorrei aggiungere qualcosa riguardo al costrutto dell’italiano normale stare a + infinito. In tutti gli esempi del Treccani compaiono verbi continuativi, che, come ho scritto sopra, sono durativi e non tesi a un fine, a una meta:
  • Rimontò sul destriero, e ste’ gran pezzo
    A riguardar che ’l Saracin tornasse (Ariosto)

    stette un pezzo a pensarci su

    stavano ancora lì a chiacchierare

    è inutile s. a discutere
L’incompatibilità non è soltanto coi verbi che indicano un movimento fisico finalizzato (es. *stette a andare, *stette a camminare fino alla spiaggia) ma anche con tutti i verbi che designano un cambiamento di stato, una trasformazione, un risultato, ecc.; in breve, un fine. Donde l’agrammaticalità anche di frasi come *stette a svegliarsi, *stette a impazzire, *stette a fermarsi, ecc.

Inoltre, affinché tale costrutto sia ammissibile, occorre che il verbo non sia nemmeno stativo: i verbi stativi descrivono una qualità permanente, non modificabile, come piacere (*stette a piacere), provenire (*stette a provenire), esistere (*stette a esistere) eccetera.

Come ha detto perfettamente Infarinato, l’uso di lavorare in questa perifrasi verbale senz’altre specificazioni non è normale, ma connotato regionalmente. In Google Libri, infatti, si trovano soltanto esempi in cui compaiono determinazioni di luogo, comunque espresse:
  • In una fredda notte del febbraio 1935, stette a lavorare fino a tardi nel gelido laboratorio dell'ospedale e la mattina dopo si svegliò con febbre e mal di gola. [FONTE]

    Si sa che il Cellini stette a lavorare nel palazzo del cardinal Gonzaga… [FONTE]

    Costa e Dosso Dossi, con i quali dovette essersi trovato a contatto a Mantova, negli anni ch'essi vi stettero a lavorare per i Gonzaga. [FONTE]
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data sab, 12 set 2015 14:26, modificato 1 volta in totale.
Arnoldas
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Intervento di Arnoldas »

Grazie, Ferdinand!!!
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