Salve. È da un bel pezzo che non scrivo in questo fòro.
Mi piacerebbe sapere perché, pur trattandosi sempre del corrispondente latino dell'italiano condizione, in due note espressioni latine si scrive e pronuncia in maniera diversa: "par condicio" ~ "conditio sine qua non".
«Conditio» ~ «condicio»
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Salve!
In realtà della seconda esistono entrambe le forme, e sono equivalenti.
Legga che cosa dice questa scheda della Crusca.

Legga che cosa dice questa scheda della Crusca.
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Sí… Val forse, però, la pena di ricordare che l’unica forma corretta in latino classico (o perlomeno non medievale) è condĭcĭo («accordo, condizione») da condīco («mi accordo su»), non condĭtĭo («creazione, opera») da condo («metto insieme, fondo, produco») né ovviamente condītĭo («conserva, condimento») da condĭo («metto sott’aceto, condisco»).(*)
Come giustamente ricorda la Mussomeli nella sopraccitata scheda, la confusione tra le due forme è tutta «del latino medievale, quando condicio e conditio (entrambe pronunciate con affricata alveolare [in realtà, dentale (NdI)] finale /-tts-/ [in realtà, /-ʦ-/: in queste parole la geminata /ʦʦ/ è attestata con certezza solo a partire dal Cinquecento: cfr. Larson (2010), p. 25 (NdI)], da cui, per via dotta, condizione) concorrono nelle scritture (con una sorte analoga ad altre parole latine in -icium, come ad esempio indicium > indizio, passate in epoca tarda ad una pronuncia avanzata dell’affricata)».
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(*) Se n’era già parlato qui.
Come giustamente ricorda la Mussomeli nella sopraccitata scheda, la confusione tra le due forme è tutta «del latino medievale, quando condicio e conditio (entrambe pronunciate con affricata alveolare [in realtà, dentale (NdI)] finale /-tts-/ [in realtà, /-ʦ-/: in queste parole la geminata /ʦʦ/ è attestata con certezza solo a partire dal Cinquecento: cfr. Larson (2010), p. 25 (NdI)], da cui, per via dotta, condizione) concorrono nelle scritture (con una sorte analoga ad altre parole latine in -icium, come ad esempio indicium > indizio, passate in epoca tarda ad una pronuncia avanzata dell’affricata)».
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(*) Se n’era già parlato qui.
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