La ringrazio delle spiegazioni. Tuttavia le voglio proporre una riflessione. Mi sembra che nell'articolo sul gruppo Incipit a cui si accede dal suo commento i linguisti giustifichino la scelta di usare la parola
centri di identificazione in luogo di
hotspot soprattutto con la questione del politicamente corretto. Sembra che debbano trovare una scusa! Leggendo anche vari altri articoli o interviste e osservando l'operato della Crusca sembra che abbiano quasi paura ad agire concretamente in difesa dell'italiano con risoluzioni
davvero incisive. Di sicuro la creazione del gruppo Incipit è molto positiva, ma mi sembrano
pochi 5 comunicati e responsi in un anno, quando sono centinaia le parole ed espressioni inglesi di cui abusiamo o per cui non troviamo un corrispettivo efficace in italiano.

Sembra quasi ci sia una timidezza...
È sufficiente vedere invece come si agisce in altri Paesi per capire che da noi non si interviene con sufficiente schiettezza e decisione. Ad esempio in Spagna esiste la
Fundaciòn del Espanol Urgente, che - penso lo sappiate - è una branca della Reale Acccademia specificatamente dedicata alla difesa della lingua spagnola e dà chiarimenti e consigli
a un ritmo quasi quotidiano con attenzione particolare alle parole inglesi. Inoltre ha un sito molto più accessibile e moderno. Vedere per credere:
http://www.fundeu.es/. Perché la Crusca non prende spunto?

In Francia è il governo stesso che predispone i neologismi! Vorrei che i nostri linguisti non si impegnassero attivamente solo per un uso grammaticalmente corretto della lingua, ma creassero anche neologismi ed espressioni alternative a un ritmo maggiore e con maggiore diffusione mediatica.
A volte qualcuno dice, quasi come una scusa, che la lingua è decisa dai parlanti; è vero, ma tutto dipende da chi influisce su di loro. E chi è che influisce sui parlanti? Oggi i grandi media esercitano un'influenza decisiva, come mai c'è stata nella storia, e introducono moltissimi termini spesso dannosi per la lingua. Allora la questione si sposta su un altro piano. Non è più una semplice decisione dei parlanti. C'è
l'interferenza massiccia di entità esterne spesso del tutto disinteressate alla lingua e indifferenti alla sua degenerazione.

Dunque
a questo punto gli ambienti di cultura come l'Accademia hanno il pieno e legittimo diritto (e dovere) di controbattere, di intervenire e di essere un punto di riferimento saldo e creativo.
Così i parlanti avranno un punto di riferimento linguistico sano, solido, al passo coi tempi, ma rispettoso della lingua. Interventi in questo senso sono stati fatti, ma mi sembrano ancora troppo deboli e inadeguati. In un mondo velocizzato come il nostro, le risposte devono essere immediate perché un'errata tendenza linguistica (come avviene per l'abuso di forestierismi e la mancata invenzione di nuove parole italiane) impiega pochissimo ad affermarsi se è ripetuta da tutti i media a tambur battente. Anzi, dico di più, dovremmo fare come in Francia, dovrebbe essere il governo stesso a dare suggerimenti e a introdurre parole nuove, non in senso autoritario, non per un purismo fine a se stesso, ma come legittima risposta e alternativa alle forze disgreganti, perché la lingua è uno dei tratti distintivi della nostra identità e la sua decadenza è sintomo della decadenza della nostra cultura (e alla lunga ne diventa anche causa). Se non sappiamo più pensare in italiano interi settori del sapere come pian piano sta accadendo in economia, questo si ripercuote sullo stato di salute della nostra cultura. CULTURA E IDENTITÀ DEBOLI --> LINGUA IN CATTIVA SALUTE --> CULTURA E IDENTITÀ DEBOLI. Si tratta di un circolo vizioso da cui dobbiamo uscire.
P.S.: perché non aprire un canale di video sul Tubo in cui si danno consigli sull'uso della lingua e si coniano neologismi? Perché non organizzare una massiccia campagna mediatica? Perché non creare una trasmissione sulla RAI? Ah, giusto, il nostro governo è il primo a contribuire all'impoverimento dell'italiano.