La mia domanda è: si può dire «la persona di cui ti avevo accennato»? e si può eventualmente omettere la preposizione "di", in questo caso?il progetto di cui ti ho parlato; la questione a cui accennavi
Cui + accennare
Moderatore: Cruscanti
Cui + accennare
Alla voce "Cui" il Treccani in linea riporta i seguenti esempi (grassetti miei):
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Provo a risponderle proponendole la trattazione del mio DiNo, solo per vedere se è efficace (e se non è, ben vengano commenti per migliorarlo).
ACCENNÀRE
Può essere transitivo o intransitivo. È solo transitivo col senso di (1) ‘parlare brevemente di qualcosa’ e (2) ‘delineare, abbozzare’; è solo intransitivo quando significa (3) ‘fare cenni per farsi intendere senza parole’ (costruito con a + persona e con di + infinito/che + congiuntivo), (4) ‘dare indizio’ (costruito con a, piú raramente con di) e (5) ‘alludere, riferirsi’ (costruito con a); può essere entrambi nell’accezione di (6) ‘additare, mostrare’.
ESEMPI (1) «...e sopra tutto quell’accennar sempre qualche gran cosa, non dicendo mai nulla di chiaro.» (Manzoni, I Promessi sposi); «Credo necessario rendere noto un episodio importante, e per non tediare lo accennerò velocemente.» (Emanuelli, La congiura dei sentimenti); «Carlo Azeglio Ciampi rievoca un momento chiave della sua parabola pubblica, che ha accennato nel libro-conversazione con Arrigo Levi.» (CS, 24.06.2010)
(2) «Un sorriso che taccio / accennavi, beato» (Saba, Canzoniere); «Mi sentivo oltremodo goffo dicendo queste parole; come è goffo uno storpio che cerchi di accennare un passo di danza.» (Moravia, Il disprezzo); «Il tassista ha accennato una timida reazione e il bandito lo ha ripetutamente colpito gettandolo poi fuori dall’auto...» (CS, 21.01.1999)
(3) «...ed accennò a Cleide che si avvicinasse.» (Verri, Le avventure di Saffo); «Di là accennò imperiosamente a Nepo di seguirla.» (Fogazzaro, Malombra); «M’accennò col capo di sí, per confermare che lo avevo ben inteso...» (D’Azeglio, I miei ricordi)
(4) «Accennavano di passare a loro posta, e donde loro bene paresse.» (Villani, Cronica); «E con quegli occhi nordici vanno attorno cercando continuamente il cielo inquieti, né mai accennano a sorridere.» (Vittorini, Sardegna come un’infanzia); «Ma la crisi si è avverata da tempo e non accenna a levare le tende…» (R, 30.01.2010)
(5) «Nessuna parola era stata proferita, che stabilisse un termine, che accennasse a una interruzione.» (D’Annunzio, Il fuoco); «...in casa abbiamo anche parlato del clima politico surriscaldato senza che mai Massimo accennasse a qualcosa di strano...» (CS, 14.12.2009)
(6) «E, con un suo atroce e maledetto ghigno, accennava il carro davanti.» (Manzoni, I Promessi sposi); «Pronunciando a voce molto alta queste ultime parole, ella accennò all’uscio della camera vicina...» (Fogazzaro, Daniele Cortis)
ACCENNÀRE
Può essere transitivo o intransitivo. È solo transitivo col senso di (1) ‘parlare brevemente di qualcosa’ e (2) ‘delineare, abbozzare’; è solo intransitivo quando significa (3) ‘fare cenni per farsi intendere senza parole’ (costruito con a + persona e con di + infinito/che + congiuntivo), (4) ‘dare indizio’ (costruito con a, piú raramente con di) e (5) ‘alludere, riferirsi’ (costruito con a); può essere entrambi nell’accezione di (6) ‘additare, mostrare’.
ESEMPI (1) «...e sopra tutto quell’accennar sempre qualche gran cosa, non dicendo mai nulla di chiaro.» (Manzoni, I Promessi sposi); «Credo necessario rendere noto un episodio importante, e per non tediare lo accennerò velocemente.» (Emanuelli, La congiura dei sentimenti); «Carlo Azeglio Ciampi rievoca un momento chiave della sua parabola pubblica, che ha accennato nel libro-conversazione con Arrigo Levi.» (CS, 24.06.2010)
(2) «Un sorriso che taccio / accennavi, beato» (Saba, Canzoniere); «Mi sentivo oltremodo goffo dicendo queste parole; come è goffo uno storpio che cerchi di accennare un passo di danza.» (Moravia, Il disprezzo); «Il tassista ha accennato una timida reazione e il bandito lo ha ripetutamente colpito gettandolo poi fuori dall’auto...» (CS, 21.01.1999)
(3) «...ed accennò a Cleide che si avvicinasse.» (Verri, Le avventure di Saffo); «Di là accennò imperiosamente a Nepo di seguirla.» (Fogazzaro, Malombra); «M’accennò col capo di sí, per confermare che lo avevo ben inteso...» (D’Azeglio, I miei ricordi)
(4) «Accennavano di passare a loro posta, e donde loro bene paresse.» (Villani, Cronica); «E con quegli occhi nordici vanno attorno cercando continuamente il cielo inquieti, né mai accennano a sorridere.» (Vittorini, Sardegna come un’infanzia); «Ma la crisi si è avverata da tempo e non accenna a levare le tende…» (R, 30.01.2010)
(5) «Nessuna parola era stata proferita, che stabilisse un termine, che accennasse a una interruzione.» (D’Annunzio, Il fuoco); «...in casa abbiamo anche parlato del clima politico surriscaldato senza che mai Massimo accennasse a qualcosa di strano...» (CS, 14.12.2009)
(6) «E, con un suo atroce e maledetto ghigno, accennava il carro davanti.» (Manzoni, I Promessi sposi); «Pronunciando a voce molto alta queste ultime parole, ella accennò all’uscio della camera vicina...» (Fogazzaro, Daniele Cortis)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gentile Marco, la sua trattazione è esauriente e precisa, gli esempi calzanti, tuttavia il mio dubbio non è sciolto: si dice a cui si è accennato (con l'eventuale omissione della preposizione) oppure di cui si è accennato?
Sarei dell'idea che: la seconda forma sia da usarsi se ci si sta rivolgendo a qualcuno («quel problema di cui ti avevo accennato»: corrisponderebbe, credo, al caso (1) del DiNo, ma non mi pare transitivo); la prima forma, invece (con o senza la preposizione a), quando non ci si rivolge a qualcuno in particolare («quel problema [a] cui avevo accennato»).
Tuttavia su Google Libri trovo esempi come questi:
Sarei dell'idea che: la seconda forma sia da usarsi se ci si sta rivolgendo a qualcuno («quel problema di cui ti avevo accennato»: corrisponderebbe, credo, al caso (1) del DiNo, ma non mi pare transitivo); la prima forma, invece (con o senza la preposizione a), quando non ci si rivolge a qualcuno in particolare («quel problema [a] cui avevo accennato»).
Tuttavia su Google Libri trovo esempi come questi:
- Frutto di queste mediazioni, oltre la correzione di cui accennai ora, sono i volgarizzamenti dell'Eneide, di Terenzio e di Sallustio
- Ero eccitatissimo e senza parlarne con nessuno andai al laboratorio di psicologia per preparare gli esperimenti da mostrare a Jung con la studentessa di cui accennavo prima.
- Il Coriolus (...), di cui si è accennato nella parte introduttiva di questo capitolo, ha dimostrato proprietà antimicrobiche e antitumorali;
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
- Ferdinand Bardamu
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Si tratta semplicemente di abitudine all'orecchio. Come scrive Marco – e come conferma il Treccani in linea s.v. «Accennare» (accezione 4a) –, il verbo si può costruire con entrambe le preposizioni, senza differenze d'uso:
intr., con la prep. a: a. a una questione, a un problema; più raram. con la prep. di: quella naturale pigrizia di cui abbiamo accennato (Palazzeschi).
Insomma: non sussiste la distinzione che ha tracciato lei, perché, all'atto pratico, le due reggenze si equivalgono. Non s'equivalgono, è vero, in quanto a frequenza d'uso: infatti, cercando nell'archivio dei giornali, ci se ne rende conto:
«di cui accenna»
intr., con la prep. a: a. a una questione, a un problema; più raram. con la prep. di: quella naturale pigrizia di cui abbiamo accennato (Palazzeschi).
Insomma: non sussiste la distinzione che ha tracciato lei, perché, all'atto pratico, le due reggenze si equivalgono. Non s'equivalgono, è vero, in quanto a frequenza d'uso: infatti, cercando nell'archivio dei giornali, ci se ne rende conto:
«di cui accenna»
- La Repubblica: 1 risultato
- Il Corriere della Sera: nessun risultato
- La Repubblica: 34 risultati
- Il Corriere della Sera: 25 risultati
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Provo a farle qualche proposta io – son cose che magari non ha adottato perché stilisticamente ineleganti –:Marco1971 ha scritto:Provo a risponderle proponendole la trattazione del mio DiNo, solo per vedere se è efficace (e se non è, ben vengano commenti per migliorarlo).
- nel punto 3, che si suddivide in vari casi con relativi esempi, una sottonumerazione – con le lettere ((a), (b), (c)) – potrebbe aiuterebbe il lettore nel rintracciarli (personalmente

- sempre al punto 3, riporta due esempi per «di + infinito» ma nessuno per «che + congiuntivo», ciò potrebbe, a mio avviso, disorientare il lettore;
- sempre negli esempi, evidenziare in corsivo il lemma o la costruzione potrebbe aiutare il lettore a focalizzare l'attenzione e a individuarli a "colpo d'occhio";
- al punto 6, non vien detto nulla sulla reggenza nell'uso intransitivo.
P.S. Nel suo DiNo, potrebbe, per piacere, integrare anche quegli argomenti tipici dei "manuali di stile" (tipo questo)? Suggerimenti che ho sempre cercato, come nel Lesina, senza mai trovarvi risposta, perché si limitano tutti ad accennarli senza vagliarli con spirito critico.
La ringrazio dei suggerimenti.PersOnLine ha scritto:Provo a farle qualche proposta io...

Questo mi par forse eccessivo... Veda sotto.PersOnLine ha scritto:- nel punto 3, che si suddivide in vari casi con relativi esempi, una sottonumerazione – con le lettere ((a), (b), (c))...
«...ed accennò a Cleide che si avvicinasse.» (Verri, Le avventure di Saffo)PersOnLine ha scritto:- sempre al punto 3, riporta due esempi per «di + infinito» ma nessuno per «che + congiuntivo»...

Sí. Infatti io ho fatto un copincolla e naturalmente è saltata tutta la formattazione; non avevo la pazienza di rifarla nel BBCode. Dunque, la veste grafica presenta gli esempi in campo azzurro chiaro, e il lemma e le reggenze sono sottolineati per un facile reperimento.PersOnLine ha scritto:- sempre negli esempi, evidenziare in corsivo il lemma o la costruzione potrebbe aiutare il lettore a focalizzare l'attenzione e a individuarli a "colpo d'occhio";
Vero. Ma si evince dal secondo esempio.PersOnLine ha scritto:- al punto 6, non vien detto nulla sulla reggenza nell'uso intransitivo.

Certo. Magari mi faccia un elenco.PersOnLine ha scritto:P.S. Nel suo DiNo, potrebbe, per piacere, integrare anche quegli argomenti tipici dei "manuali di stile"...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Però al punto 5 lo dice ugualmente: «costruito con a».Marco1971 ha scritto:Vero. Ma si evince dal secondo esempio.PersOnLine ha scritto:- al punto 6, non vien detto nulla sulla reggenza nell'uso intransitivo.
Così su due piedi, è difficile farlo: per esempio mi sono sempre chiesto se nel riportare le date numericamente sia meglio usare come separatori i punti (.) o le barrette (/); o com'è meglio separare, in un numero telefonico, il prefisso del numero oppure se è meglio non farlo, o se magari dividere in blocchi anche il numero telefoni. Insomma tutte norme redazionali; risposte che uno si aspetterebbe di trovare in un (vero) manuale di stile, e che invece non ho mai trovato.Marco1971 ha scritto:Certo. Magari mi faccia un elenco.PersOnLine ha scritto:P.S. Nel suo DiNo, potrebbe, per piacere, integrare anche quegli argomenti tipici dei "manuali di stile"...
Su accennare, perché tutti capiscano, si può riassumere cosí: se intransitivo, si costruisce con la preposizione ‘a’. ‘Di’ non è consigliabile.
Per le date espresse in sole cifre, mi pare piú elegante 09.09.2012.
Nei numeri di telefono, l’unica separazione sarebbe lo spazio bianco: 0039 455 39 48.
Per le date espresse in sole cifre, mi pare piú elegante 09.09.2012.
Nei numeri di telefono, l’unica separazione sarebbe lo spazio bianco: 0039 455 39 48.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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No. Opero una selezione di parole che possono presentare difficoltà di vario tipo. Sarebbe inutile ripetere quel che si trova chiaramente nei comuni dizionari. Cerco di completare, «rettificando» ciò che, alla luce dei documenti illustri e dell’uso odierno piú sorvegliato, non viene a mio avviso correttamente esposto. 

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Sono arrivato un momento dopo, non mi sogno di dover confermare Infarinato.
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