Già, e visti il suo interesse e la sua capacità, comincio subito a sfruttarla spudoratamente sollecitandola a controllare le vecchie discussioni incancrenite su traduzioni arenate (controllando la lista ne trova molte segnalate da un punto di domanda).Marco1971 ha scritto:Benvenuto fra noi, FedericoC! Abbiamo bisogno di persone come lei, in particolare per i termini informatici.
«Computiere»
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E' un compito che assolverò volentieri.Federico ha scritto:Già, e visti il suo interesse e la sua capacità, comincio subito a sfruttarla spudoratamente sollecitandola a controllare le vecchie discussioni incancrenite su traduzioni arenate (controllando la lista ne trova molte segnalate da un punto di domanda).Marco1971 ha scritto:Benvenuto fra noi, FedericoC! Abbiamo bisogno di persone come lei, in particolare per i termini informatici.
Mi accorgo per primo di quanto lo stato della lingua italiana nella mia professione sia assolutamente inaccettabile.
Potrei citare il caso di una nota azienda di telecomunicazioni (non esattamente il mio campo, ma contiguo ad esso senz'altro), della quale taccio il nome, che con circolare ha imposto ai dipendenti di apporre in coda ad ogni messaggio di posta elettroncia una clausola di riservatezza scritta interamente in inglese.
Ed è meglio che non parli dei termini comunemente usati nella descrizione del loro lavoro quotidiano.
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Ho i miei dubbi sul fatto che un termine usato scherzosamente possa sostituire termini consolidati in ambiti più formali. Tante parole vengono adoperate colloquialmente, che so, downloadare o mailare, ma al momento di usarle nello scritto, quasi tutti sentiranno fortissima la costrizione esterna che impone di scegliere altri termini o espressioni, in questo caso scaricare o inviare un'e-mail.Federico ha scritto:Non esiste un filone per per presentazioni perché i nuovi sono ben pochi, e ci si conosce quasi tutti dai tempi degli spazi di discussione nel sito della Crusca.
Comunque non credo che lei avrà problemi ad essere ben accolto.
Ferraglia è eccellente: bisognerebbe considerare piú attentamente l'opportunità di proporre e usare, anche per significati tecnici, termini ironici, che oltre ad essere per natura efficaci potrebbero subdolamente diffondersi in maniera sotterranea fino a raggiungere un uso tale da giustificare e anzi rendere naturale che li si adoperi anche in contesti molto formali.
FedericoC dice di usare ferraglia parlando con i suoi clienti; lo usa (o lo userebbe) come titolo di una sezione di un preventivo di una certa consistenza da presentare a un potenziale cliente?
Mi sfugge poi cosa significhi diffondersi in maniera sotterranea nonché come qualcosa che è sotterraneo possa essere accolta nell'uso. All'improvviso i poveri ingenui alla IBM, Microsoft, HP ecc. si accorgono che tutti gli italiani dicono ferraglia e dall'oggi al domani cambiano hardware in ferraglia in tutta la loro documentazione?
Il termine è esatto: ingenui. Ingenuità data dalla certezza che il termine forestiero dia lustro a una povera e concretissima realtà.Freelancer ha scritto:All'improvviso i poveri ingenui alla IBM, Microsoft, HP ecc. si accorgono che tutti gli italiani dicono ferraglia e dall'oggi al domani cambiano hardware in ferraglia in tutta la loro documentazione?
Anche perché hardware vuol dire quasi la stessa cosa, e negli hardware store ci si comprano le viti e i bulloni...Marco1971 ha scritto:Il termine è esatto: ingenui. Ingenuità data dalla certezza che il termine forestiero dia lustro a una povera e concretissima realtà.Freelancer ha scritto:All'improvviso i poveri ingenui alla IBM, Microsoft, HP ecc. si accorgono che tutti gli italiani dicono ferraglia e dall'oggi al domani cambiano hardware in ferraglia in tutta la loro documentazione?
Sul fatto che un termine usato scherzosamente possa arrivare all'onore dell'ufficialità, parla la storia stessa dell'informatica.
Termini come "byte" e lo stesso "hardware" nascono in questo modo e oggi sono per noi "paroloni".
Il problema è, in questo caso, solo è unicamente di mentalità: in Italia si pensa che qualsiasi parola inglese sia "seria" a prescindere dal suo reale significato o dalla sua reale etimologia.
Inglese decorativo, lo chiama Severgnini.
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Suppongo che intendesse dire che ha un significato molto specifico, e che sembra insostituibile.Freelancer ha scritto:Ma quali paroloni? Hardware non è un parolone bensì una parola comunissima usata da tutti. Non è un prestito di lusso.
Comunque sí, credo che se fra dieci o vent'anni tutti ormai usassero ferraglia per hardware, compresi ovviamente anche i lavoratori italiani dell'IBM e della Microsoft, queste sarebbero costrette ad adottarlo. Non credo che abbiano alcun interesse a imporre questa o quella parola.
Ho detto "parolone" volendo significare una parola considerata seria e importante, degna d'apparire in progetti e documenti ufficiali.Freelancer ha scritto:Ma quali paroloni? Hardware non è un parolone bensì una parola comunissima usata da tutti. Non è un prestito di lusso.FedericoC ha scritto:Termini come "byte" e lo stesso "hardware" nascono in questo modo e oggi sono per noi "paroloni".
E vuol dire ferramenta.
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Veramente, IBM Italia aveva proposto apparecchiatura, un termine «piano», inappariscente, usabile in contesti formali e informali… ma ovviamente hardware «fa piú fico».Freelancer ha scritto:All'improvviso i poveri ingenui alla IBM, Microsoft, HP ecc. si accorgono che tutti gli italiani dicono ferraglia e dall'oggi al domani cambiano hardware in ferraglia in tutta la loro documentazione?

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No. Intendevo semplicemente dire che è una parola ormai entrata nell'uso. È insostituibile nello stesso senso in cui lo è computer, ossia nel senso che la maggior parte dei parlanti non si pone il problema di trovare un sostituto.Federico ha scritto:Suppongo che intendesse dire che ha un significato molto specifico, e che sembra insostituibile.Freelancer ha scritto:Ma quali paroloni? Hardware non è un parolone bensì una parola comunissima usata da tutti. Non è un prestito di lusso.
Ma perché pensa che ci sia un complotto da parte dei dirigenti delle multinazionali a imporre hardware? Nessuno ha interesse a imporre questa parola, semplicemente è entrata nell'uso, per motivi magari deprecabili, per incapacità traduttiva, per snobismo, quello che vuole, ma ormai è qui, non bisogna preoccuparsene così tanto, questo è il mio parere. Dica pure ferraglia o ferramenta, magari lo dirò pure io parlando scherzosamente, ma se deve comunicare in modo chiaro e inequivocabile a un pubblico a lei sconosciuto, con un documento scritto, le suggerisco di usare le parole che usano e capiscano tutti, a meno che non voglia chiosare, e questo non vale solo per hardware ma per tutte le parole ormai entrate nell'uso, altrimenti finisce anche lei, ma dal lato opposto, per parlare latinorum.Federico ha scritto:Comunque sí, credo che se fra dieci o vent'anni tutti ormai usassero ferraglia per hardware, compresi ovviamente anche i lavoratori italiani dell'IBM e della Microsoft, queste sarebbero costrette ad adottarlo. Non credo che abbiano alcun interesse a imporre questa o quella parola.
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Secondo me si dà troppa importanza a hardware e ai danni che fa alla lingua italiana. Ma pensa veramente che chi dice hardware voglia fare colpo? Ormai è una parola comune, lo ripeto. E io ad apparecchiatura preferirei la traduzione letterale ferramenta, si guadagna in disinvoltura cogliluvia, per dirla con Arrigo Castellani. Ma ormai c'è hardware, suggerisco di farsene una ragione.Infarinato ha scritto:Veramente, IBM Italia aveva proposto apparecchiatura, un termine «piano», inappariscente, usabile in contesti formali e informali… ma ovviamente hardware «fa piú fico».Freelancer ha scritto:All'improvviso i poveri ingenui alla IBM, Microsoft, HP ecc. si accorgono che tutti gli italiani dicono ferraglia e dall'oggi al domani cambiano hardware in ferraglia in tutta la loro documentazione?
Ebbene, io (e non credo di essere l’unico) non me ne fo una ragione: una parola, anche radicata come questa, si può sempre scalzare dall’uso; basta cominciare a usarne un’altra in sua vece, e sarebbe auspicabile che lo facessero quelli del ramo prima e i traduttori poi. Sono stati proprio traduttori, talvolta, a immettere nell’uso alcune parole.
A mio parere "hardware" è un termine che è diffuso per mancanza di alternative.
Adesso però la musica cambia e arriva la libertà terminologica (una liberalizzazione?).
I parlanti potranno scegliere fra il vecchio "hardware" o il nuovo termine italiano!
Si, oggi mi sento ottimista
anche perché domani non devo andare in ufficio!! 
Adesso però la musica cambia e arriva la libertà terminologica (una liberalizzazione?).
I parlanti potranno scegliere fra il vecchio "hardware" o il nuovo termine italiano!
Si, oggi mi sento ottimista


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