Innanzitutto, i
verba timendi,
sperandi etc. non rientrano tra i
verba voluntatis, né mi pare che l’abbia sostenuto don Ferrante, ma formano una
categoria a sé. Poi don Ferrante non ha parlato di condizionale composto, che, quando esprime il futuro del/nel passato, è spesso modernamente classificato come un tempo dell’indicativo anziché del condizionale.
E i verbi in oggetto ammettono sicuramente il condizionale composto con quella funzione [in dipendenza da un tempo storico], in quanto ammettono [anche] il futuro semplice in dipendenza da un tempo principale:
- Temo che la cosa non si faccia/farà → Temevo che la cosa non si facesse / si sarebbe fatta;
- Spero che venga/verrà → Speravo che venisse / sarebbe venuto.
Incidentalmente, siccome il futuro del passato si poteva esprimere fino al primo Novecento [
anche] col condizionale semplice, Manzoni avrebbe potuto usare (e magari ha usato —non ho controllato) tale tempo in dipendenza da un tempo storico di
sperare. A ogni buon conto,
ha senz’altro usato il condizionale composto: «tanto piú che Lucia
sperava che le sue nozze avrebber troncata, sul principiare, quell’abbominata persecuzione».
