Ricapitolo brevemente la mia posizione, se non la si fosse compresa. La mia idea non è che dovremmo (noi chi peraltro?) coniare
malgaudio per
Schadenfreude, o
errandesio per
Wanderlust: è sacrosanto che ognuno si esprima secondo il proprio gusto e sapere, impegnandosi comunque a farlo con quanto più nitore. La mia idea è piuttosto che è ormai necessario consapevolizzare (lo riporto giacché siamo in tema: m'è più spontaneo scrivere
*acconsciare 
) tutti i parlanti della potenzialità della lingua, e che pertanto ognuno si esprima come meglio reputa tenendo conto di questa capacità.
Il morbo anglico è, secondo me, in parte anche un sintomo d'una sorta di depressione che rende la nostra lingua improduttiva. Ora, è d'uopo chiedersi cosa abbia portato questa depressione. Una mia ipotesi è che la maggior parte dei parlanti subisce — anche inconsciamente — l'italiano come una sorta di latino, data la sua recente diffusione nazionale come lingua orale: ossia, come una lingua franca con un vocabolario ben definito e non ulteriormente ampliabile; e non come una lingua propria, capace di esprimere i concetti più complessi anche con parole nate istintivamente. Date le contingenze storiche, ne consegue che quando un italiano deve esprimere la qualità di ciò che è comune, piuttosto che arrischiare
comunezza, dirà
commonness come compromesso tra l'istinto e la necessità di non suonare ignorante. E così fa anche per
misunderstanding,
addictivity e simili anglismi perspicui.
Di nuovo, non reputo che ciò possa curare la nostra lingua dal morbo anglico che la sta corrompendo: ma aiuterebbe ad alleviarlo anche solo in minima parte.
brg ha scritto: dom, 19 mag 2024 21:54
Il problema non è la coniazione di nuove parole, ma la coniazione di nuove parole incoerente con l'uso.
L'uso deve pur partire da qualcuno.
brg ha scritto: dom, 19 mag 2024 21:54
"Maligno" qui è certamente termine più preciso ed espressivo di "malo". Per supporre la coniazione di "malgaudio" dovremmo supporre un uso di "mal(o) gaudio" come traduzione naturale di "Schadenfreude", tuttavia né "malo", né "gaudio" sono le traduzioni migliori. Migliori nel senso di più espressive e corrette nel rispetto del significato originario. Per cui "malgaudio" appare come, ed è senza dubbi, un costrutto artificioso.
Ferdinand Bardamu ha scritto: lun, 20 mag 2024 9:06
Intendiamoci però sullo scopo del trovare un traducente per i forestierismi. Codeste proposte potrebbero andar bene tutt’al piú per un testo poetico (e pure in questo caso avrei dei dubbi); non sono certamente proponibili né per la lingua quotidiana né per quella dei media.
*
Errandesio, in particolare, è particolarmente opaco per l’arbitrarietà della sua formazione. L’italiano non è l’inglese: la «macedonizzazione» è un modo di formazione delle parole marginale nella nostra lingua.
I due termini da me proposti sono esempi come altri. La questione iniziale è: ha senso proporre delle alternative come
barbieria a traducenti più evidenti come
negozio di barbiere? Per me la risposta è sì, ché non vi è nulla di pericoloso per la lingua nel ricordare che l'italiano può produrre parole e che non ha bisogno sempre di ricorrere alle soluzioni più banali.
Uno scrittore potrebbe scrivere anche
malagioia per
Schadenfreude, o trovare un'alternativa al poetizzante
errandesio per
Wanderlust — che per quanto più naturale e perspicua, è una parola prettamente poetica come la grande maggioranza dei germanismi presunti intraducibili che non siano solo treni di parole. La mia perplessità è sul perché sia deprecabile, ché non vedo peccato nella creatività; poiché alla fine, qualunque sia l'autorità che consiglia il termine da usare, la diffusione dipende sempre dalla sensibilità dei parlanti.
brg ha scritto: dom, 19 mag 2024 21:54
Con uso.
Uso,
diffusione e simili sono ottimi sinonimi; ma ancora non si capisce per quale ragione uno non dovrebbe derivare
comunezza sì come si fa per tutti gli altri sostantivi deaggettivali che finiscono per
-ezza. Anche perché
comunezza non manca di
attestazioni.
brg ha scritto: mer, 22 mag 2024 23:30
Ecco. L'italiano è ricco di suffissi. Usiamoli.
Dunque non capisco perché mai il prefissoide
mal- o il suffisso
-ezza siano piuttosto da disdegnare
