Infarinato ha scritto: lun, 10 feb 2025 3:11
Ma siamo sicuri che il lettore medio sappia che quella roccia lí non è gesso, che non si può/deve chiamare
gesso e magari non creda invece che sia un «tipo [piú duro] di gesso»? Onestamente, io non ci metterei la mano sul fuoco. D’altra parte, lo ignoravano gli antichi greci (che detengono pur sempre i «diritti d’autore» sulla parola), e anche gli anglofoni di oggi non si peritano di fondere —in alcuni contesti— i due significati in un unico significante.
Lavoro da decenni a scrivere testi divulgativi anche terra terra, e lo faccio anche come collaborazioni gratuite a musei e siti locali nel tempo libero, e se c'è una cosa che mi sembra contraria a qualsiasi etica professionale - dal punto di vista di questa attività - e che mi manda in bestia quando è qualche collega a dirlo, è l'idea che "tanto chi legge non ne sa molto, e nemmeno se ne accorge", che più o meno significa "chi se ne importa se tiro dentro quel che viene senza pormi problemi?". Insomma, non è un ragionamento che riesco ad accettare.
Quanto agli inglesi che non hanno chiare le idee, alla voce "chalk" in effetti il Dizionario Ossoniense recita: "White soft earthy limestone used for burning into lime, and for writing and drawing; coloured preparation of like texture for writing and drawing". Non c'è alcuna accezione che lo associ al gesso, e anche il richiamo allo scrivere e disegnare non è perché abbiano confusione in testa, ma perché sino all'altro ieri quelli che da noi sono "gessetti" erano fatti - molto più economicamente per loro - da impasti derivati da questi calcari. Il nome si è trasferito a qualsiasi preparato sintetico che svolga il medesimo uso, ma nessuno in Albione credo abbia mai pensato che il termine si riferiva a qualcosa legato al solfato di calcio. Anche l'etimologia del termine del resto viene, attraverso tutta una serie di passaggi, dal latino
calx, con riferimento alla calce, che si è sempre prodotta dal calcare.
Il fatto che noi invece per scrivere alla lavagna usiamo il gesso, non cambia le carte in tavola, perché i due termini non sono sinonimi.
Infarinato ha scritto: lun, 10 feb 2025 3:11
Sí, ma
calcare è meno poetico di
gesso.

(Al limite, si potrebbe pensare di ricorrere a
calce.)
"Poetico" è una valutazione estremamente soggettiva. A me, l'immagine del Cavallo ancestrale scolpito nel gesso sinceramente fa un po' ridere, mi sembra così terra terra e quotidiano… forse perché nell'esperienza comune, il "gesso" non è una roccia, ma un materiale edilizio o per usi artistici… insomma, l'immagine che mi venne in mente quando lessi la prima volta di questo cavallo, fu di una scultura preparatoria per una fusione in bronzo, insomma il falso da cui ricavare poi l'oggetto d'arte…
Infarinato ha scritto: lun, 10 feb 2025 3:11
…
nel contesto dato, è davvero il caso di esser piú realisti del re?
Boh… dato tutto il contesto mi sembra una caduta di gusto e di stile. Non mi sembra un testo che attiri troppe persone "incolte", mi dà più l'idea di rivolgersi a un pubblico colto e preparato, e considerato che si tratterebbe di uno svarione evitabile, non vedo perché cacciar dentro a forza e volutamente un errore di traduzione che snatura l'oggetto centrale del poema.