Nel linguaggio informale, volendo distinguere il concetto di
amichevolezza da quello, piú specializzato, di
accessibilità, penso che anche il semplice
amichevole –come già detto, registrato in quest'accezione dal Treccani– possa andar bene in gran parte dei casi, in particolare quelli in cui non sia necessario specificare
verso chi la cosa di cui si parla è «amichevole»: la famosa
interfaccia amichevole [per gli utenti], o un elettrodomestico
amichevole [per chi lo adopera].
Quando, invece, l'amichevolezza è nei confronti di qualcuno (o qualcosa) in particolare, direi che si potrebbe ripiegare convenientemente su
amico di [xyz]: da questo punto di vista, perfino «amico dei [
gay/LGBTQ]» mi sembra una definizione piú «amichevole» (e quindi «accettabile») rispetto a un eventuale «accessibile/aperto a…», giacché se l'accessibilità dovrebbe essere, giustamente, la norma, un ambiente «amico/amichevole» rappresenta qualcosa in piú, che può fare la differenza: in un ristorante
amico degli animali, ad esempio, mi aspetterei non solo di poter entrare con l'amico a quattro zampe, ma perfino di trovare, a richiesta, dei "piatti" fatti su misura per lui.
Inoltre, considerato che, secondo la voce della
guichipedia:
Il termine inglese gay-friendly indica una persona, un'associazione, una località o un'attività economica che mostra concretamente un atteggiamento aperto, accogliente e non discriminatorio nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.
mi sembra che, specialmente nel caso delle persone, non ci sia nulla di piú chiaro ed esplicito che definirsi «amico» di qualcuno: anche meglio di «amichevole», che potrebbe denotare un falso atteggiamento "di comodo". E l'essere amico, ormai, ha un significato piú ampio d'un tempo: grazie alle reti sociali, si può tranquillamente essere amici anche di persone che non si sono mai incontrate.
