Marco1971 ha scritto:Però, caro Fausto, ha ragione Brazilian dude: le virgolette non servono a evidenziare ma a prendere le distanze dal termine impiegato. Per evidenziare (e qui non ce n’era bisogno) si usa il corsivo, o il grassetto o la sottolineatura.
Marco1971 ha scritto:Però, caro Fausto, ha ragione Brazilian dude: le virgolette non servono a evidenziare ma a prendere le distanze dal termine impiegato. Per evidenziare (e qui non ce n’era bisogno) si usa il corsivo, o il grassetto o la sottolineatura.
...o gli apici ‘ ’.
Mah? Semmai, in un testo manoscritto. Le virgolette inglesi semplici (non gli «apici», che sono un’altra cosa: cfr. Treccani, accezioni 4a–e) appartengono alla nostra tradizione tipograficaancor meno di quelle doppie…
In tipografia si distingue tra virgolette basse (« »), alte (“ ”) e apici (‘ ’); nella scrittura a mano si usano in genere le virgolette alte, spesso nella variante alto-basso (“ „: il “Decamerone„). [...]Piú spesso che per introdurre una frase, gli apici si usano tuttavia per sottolineare una singola espressione («Oggi non si può piú parlare di ‘capitalismo’ in senso classico») o per qualificare un significato («In Dante, donna vale ‘signora’ e ‘femmina dell'uomo’»).
L. Serianni, Italiano. Grammatica, sintassi, dubbi, 54 s.
Anche Bice Mortara Garavelli, nel suo Prontuario di punteggiatura, parla di apici:
Per quanto riguarda la forma grafica, le virgolette possono essere: doppie e basse, dette anche francesi (« »); doppie e alte, dette anche inglesi (“ ”); semplici (singole) e alte, o apici, dette anche tedesche (‘ ’); semplici e basse (‹ ›), che possono apparire rovesciate (› ‹) secondo una consuetudine tipografica tedesca e inglese.
Sí, codesto è —ahimè— un abus de langage molto diffuso, che a mio avviso testimonia proprio il fatto che le virgolette inglesi [semplici] non appartengono alla nostra tradizione tipografica, per cui ci si riduce a prendere in prestito il nome d’un segno paragrafematico simile, ma fondamentalmente diverso per usi e forma, quale la κεραία greca o l’apice della matematica…
Fresco fresco quest'articolo sul sito della Crusca sul dilemma presepe~presepio.
Personalmente, ho la sensazione che, per quello domestico, si preferisca la forma presepio (oppure in senso figurato: es. «il borgo con quelle luci, con quelle casette, di notte pare un presepio»); per quelli realizzati nelle chiese in occasione del Natale, per quelli artistici, e soprattutto per quelli un po' "particolari" (es. questo o questo), che prevalga la forma presepe.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Zabob ha scritto:Personalmente, ho la sensazione che...
Rimanendo nell'ambito delle impressioni personali, trovo presepe più affettato rispetto a presepio.
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»