«Sono a lavorare»
Moderatore: Cruscanti
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Scusate se mi intrometto, ma a me pare che la frase in oggetto venga presa, forse, da un punto di vista sbagliato.
Personalmente penso che i due verbi in testa alla frase (essere e stare) non siano in funzione d'ausiliare o di verbo fraseologico: "Sono a lavorare" equivale a "Sto a lavorare" che equivale a "Mi trovo a lavorare".
Intendo dire che i verbi essere e stare hanno valenza di trovarsi (in una determinata situazione), come descritto in Treccani alle voci dei due verbi ai punti 4. a..
Personalmente penso che i due verbi in testa alla frase (essere e stare) non siano in funzione d'ausiliare o di verbo fraseologico: "Sono a lavorare" equivale a "Sto a lavorare" che equivale a "Mi trovo a lavorare".
Intendo dire che i verbi essere e stare hanno valenza di trovarsi (in una determinata situazione), come descritto in Treccani alle voci dei due verbi ai punti 4. a..
- Infarinato
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Infatti, sono [qui] a lavorare nel senso di «mi trovo [qui] al lavoro» è accettabile in un registro colloquiale (qui la regionalità non c’entra, e del resto si dice anche sono a fare la spesa [= «mi trovo»] etc.), ma in un registro meno informale si dice (lege: si dovrebbe dire) sono al lavoro, come ricordava Marco.
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Cari amici, scusate, per me tutto è troppo complicato... Adesso non capisco niente... Volevo solo sapere se invece di "sto a lavorare" si può dire in italiano standard anche "sono a lavorare". Volevo sapere solo questo. I regionalismi almeno adesso non mi interessano. Solo l'italiano standard. Grazie.
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Forse mi sono espresso male e ho usato un esempio infelice ma esistono alcuni costrutti con stare a + infinito che sono equivalenti ad alcuni con stare + gerundio anche in italiano standard.
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
oppure per prendere un esempio dell'800:
"In un'amenissima valletta stanno aspettando il momento d'ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti"
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:
che potrebbe esser benissimo resa con:Strane cose mi stanno ad aspettare, cose da guardare e da mangiare, e tante visioni orride in quel mondo finché il mattino non cambia lo sfondo.
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
oppure per prendere un esempio dell'800:
che si può rendere benissimo con:In un' amenissima valletta stanno ad aspettare il momento d' ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti,
"In un'amenissima valletta stanno aspettando il momento d'ire a purificarsi quelli della quarta specie di negligenti"
- Infarinato
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In questo caso, le ha già risposto Marco all’inizio: con lavorare neanche sto a lavorare va bene, ma solo sono al lavoro o sto lavorando, o al limite, sí, anche sono a lavorare, che non è regionale, ma è colloquiale.Arnoldas ha scritto:Volevo solo sapere se invece di "sto a lavorare" si può dire in italiano standard anche "sono a lavorare". Volevo sapere solo questo. I regionalismi almeno adesso non mi interessano. Solo l'italiano standard.
- Ferdinand Bardamu
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Le perifrasi stare + gerundio e stare a + infinito hanno sí significato affine, ma non sono intercambiabili. A tale riguardo, l’intervento d’Infarinato, come sempre perfetto per concisione e chiarezza, non avrebbe bisogno di ulteriori chiose. Per completezza però riporto per sommi capi la trattazione della Grande Grammatica Italiana di Consultazione, vol. II, § I.3.2.1.5. Stare a + infinito:Pugnator ha scritto:Forse mi sono espresso male e ho usato un esempio infelice ma esistono alcuni costrutti con stare a + infinito che sono equivalenti ad alcuni con stare + gerundio anche in italiano standard.
Ad esempio prendiamo la seguente frase da un libro trovato su google libri:che potrebbe esser benissimo resa con:Strane cose mi stanno ad aspettare, cose da guardare e da mangiare, e tante visioni orride in quel mondo finché il mattino non cambia lo sfondo.
"Strane cose mi stanno aspettando, cose da guardare e da mangiare...."
- ha senso statico ed è incompatibile coi verbi di moto: *lui stava a andare…;
- ammette i tempi perfettivi: stette ad aspettare ~ *stette aspettando;
- non implica l’esistenza di un momento in cui si osserva il processo nel suo svolgimento;
- è compatibile con gli avverbi e le espressioni avverbiali che indicano una durata limitata: stette ad aspettare un’ora ~ *stava aspettando un’ora;
- di conseguenza, l’aspetto che denota non è progressivo bensí continuo.
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data mar, 08 set 2015 0:08, modificato 1 volta in totale.
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Caro Arnoldas, purtroppo in italiano non è cosí semplice definire la classificazione d'un verbo per diversi motivi che non sto a specificare ora.Arnoldas ha scritto: Allora che senso ha "lavorare"? Di movimento? Sì?
Provo a spiegarlo in questo modo. (Se commetto degli errori, sono sicuro che qualcuno mi correggerà prontamente.

La costruzione ideale per indicare un'azione in corso, quindi già iniziata e che andrà avanti anche dopo il momento dell'enunciazione, è stare + gerundio.
Questa non è sempre equivalente a stare a + infinito, ché di per sé è adoperabile in italiano solo con i verbi di senso statico.
In questo caso la costruzione "Stare a lavorare" ha senso statico, però collide con il senso del verbo in sé.
Avrebbe senso se ci fosse nella frase qualche elemento che ne caratterizzasse la staticità ("Sto ancora qui a lavorare", ossia "Rimango qui a portare avanti il lavoro") ed evidenzierebbe la continuità e il prolungarsi dell'azione.
Senza ciò, "lavorare" implica nel suo significato un senso dinamico con tre varianti: progressiva, continua, finalizzata ad uno scopo.
In questo contesto, che può essere accettato solo nel colloquiale, il locutore vuol dire che è statico sul lavoro, ossia è costretto sul posto di lavoro o è costretto ad una attività quotidiana non progressiva, non continua e senza una finalità vera e propria data dall'atto lavorativo (per inteso, non importa se al momento lavoro o meno, basta che io sia qui e col passare del tempo porto a casa la pagnotta).
In conclusione, non essendo limpido il messaggio veicolato dal parlante, perché rappresenta in maniera implicita una sua valutazione personale che, ovviamente, può essere non condivisibile dal suo interlocutore, la frase non può essere ritenuta italiano a tutti gli effetti.
- Infarinato
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D’accordo praticamente su tutto, tranne che su questo:
Come ha ben detto Lei, basta una minima connotazione deittica che espliciti il valore proprio di stare «trovarsi» (sto ancora qui a lavorare, me ne sto [tutto solo / ancora] a lavorare etc.) per rimuovere la patina di regionalità.
Direi che stare a lavorare senz’altra specificazione, a differenza di sono a lavorare, non è solo colloquiale: è regionale [centromeridionale, non toscano].Marco Treviglio ha scritto:In questo contesto, che può essere accettato solo nel colloquiale, il locutore vuol dire che è statico sul lavoro…
Come ha ben detto Lei, basta una minima connotazione deittica che espliciti il valore proprio di stare «trovarsi» (sto ancora qui a lavorare, me ne sto [tutto solo / ancora] a lavorare etc.) per rimuovere la patina di regionalità.
- Ferdinand Bardamu
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In realtà lavorare, nella sua accezione intransitiva, è continuativo, e in quanto tale è atelico e durativo: in altre parole, designa un processo che si prolunga nel tempo, ma non tende a una meta.Marco Treviglio ha scritto:Senza ciò, "lavorare" implica nel suo significato un senso dinamico con tre varianti: progressiva, continua, finalizzata ad uno scopo.
- Ferdinand Bardamu
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Vorrei aggiungere qualcosa riguardo al costrutto dell’italiano normale stare a + infinito. In tutti gli esempi del Treccani compaiono verbi continuativi, che, come ho scritto sopra, sono durativi e non tesi a un fine, a una meta:
Inoltre, affinché tale costrutto sia ammissibile, occorre che il verbo non sia nemmeno stativo: i verbi stativi descrivono una qualità permanente, non modificabile, come piacere (*stette a piacere), provenire (*stette a provenire), esistere (*stette a esistere) eccetera.
Come ha detto perfettamente Infarinato, l’uso di lavorare in questa perifrasi verbale senz’altre specificazioni non è normale, ma connotato regionalmente. In Google Libri, infatti, si trovano soltanto esempi in cui compaiono determinazioni di luogo, comunque espresse:
- Rimontò sul destriero, e ste’ gran pezzo
A riguardar che ’l Saracin tornasse (Ariosto)
stette un pezzo a pensarci su
stavano ancora lì a chiacchierare
è inutile s. a discutere
Inoltre, affinché tale costrutto sia ammissibile, occorre che il verbo non sia nemmeno stativo: i verbi stativi descrivono una qualità permanente, non modificabile, come piacere (*stette a piacere), provenire (*stette a provenire), esistere (*stette a esistere) eccetera.
Come ha detto perfettamente Infarinato, l’uso di lavorare in questa perifrasi verbale senz’altre specificazioni non è normale, ma connotato regionalmente. In Google Libri, infatti, si trovano soltanto esempi in cui compaiono determinazioni di luogo, comunque espresse:
- In una fredda notte del febbraio 1935, stette a lavorare fino a tardi nel gelido laboratorio dell'ospedale e la mattina dopo si svegliò con febbre e mal di gola. [FONTE]
Si sa che il Cellini stette a lavorare nel palazzo del cardinal Gonzaga… [FONTE]
… Costa e Dosso Dossi, con i quali dovette essersi trovato a contatto a Mantova, negli anni ch'essi vi stettero a lavorare per i Gonzaga. [FONTE]
Ultima modifica di Ferdinand Bardamu in data sab, 12 set 2015 14:26, modificato 1 volta in totale.
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