Ingollare, Ingollarsi...

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Gentile bubu7, il riferimento ai migliori dizionari è sempre prezioso, ma nel contesto della nostra discussione mi pare abbia piú i toni di un ricorso all’autorità che quelli di un ragionamento sul merito. Includere ingozzarsi sotto il primo significato è giusto perché è giusto o perché lo dicono «finissimi lessicografi»? Io, che sono molto meno che dilettante, sono sfrontato e mi chiedo perché, in questo caso, finissimi lessicografi hanno fatto questa scelta. Mi è oscuro, poi, il riferimento alla chat: ci sono modi di argomentare che valgono per un mezzo e non per un altro?

In ogni caso, chiuderei qui la polemica ed entrerei nello specifico della discussione. Ci ho pensato su in questi giorni, ed ecco qui il magro frutto delle mie elucubrazioni. Il verbo ingozzare ha due accezioni transitive: in entrambe al soggetto è assegnato il ruolo tematico di agente, mentre l’oggetto è rispettivamente tema («Tizio ingozza spaghetti») e paziente («Tizio ingozza Caio»).

Nel secondo caso, dunque, l’azione del soggetto si rivolge verso l’esterno. Nel primo, invece, l’azione del soggetto ricade, per dir cosí, sul soggetto stesso — e perciò, ripensandoci, la sua intuizione, caro bubu7, è corretta.

La diatesi media di ingozzare, quindi, in una prospettiva semantica, è meglio riconducibile al primo significato, per l’assenza dell’idea di forzatura e per l’intrinseca riflessività della prima accezione. Questo spiega la scelta dei lessicografi (e qui, caro bubu7, siamo finalmente d’accordo :)), ma non la creazione del riflessivo: la correlazione infatti non è immediata, come avviene, per esempio, per lavare ~ lavarsi. In ingozzarsi il pronome si è sostituibile con sé stesso, cosa che rende questo verbo un riflessivo diretto; tuttavia ciò non si ricava súbito dalla prima accezione.

Allora, la nascita di questo riflessivo, piú che a un’improbabile soluzione dell’ambiguità di frasi come «ingozzo un’oca» (sempre chiarite dal contesto), è da cercarsi altrove. Ingozzare, nell’accezione propria, è un verbo parasintetico denominale con significato locativo: «Il pellicano ingozza un pesce» equivale a «Il pellicano si mette nel gozzo un pesce». Nell’estensione semantica — che è iperbolica e metaforica — si aggiunge (implicitamente) l’idea del riempimento, sicché «Tizio ingozza spaghetti» vale sí «Tizio mangia avidamente spaghetti» ma anche, letteralmente, «Tizio si riempie il gozzo di spaghetti (alla maniera di un animale)». L’intrinseca riflessività di cui si è parlato sopra, insieme a questa sottintesa immagine dell’avido riempimento, hanno fatto sí che si creasse, naturalmente, una forma riflessiva.

È interessante infine notare che, se l’oggetto è coreferenziale col soggetto, l’azione è caratterizzata dall’avidità e da un animalesco desiderio di sazietà; al contrario, se l’oggetto non coincide col soggetto, si ha una sfumatura di violenza: se Tizio è ingozzato da Caio, non mangia avidamente ma forzatamente.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Questo vivido scambio d'opinioni non può non suscitare interesse ed ammirazione! :)

Dunque, caro Ferdinand, si potrebbe dire che l'idea di forzatura insita in tale voce verbale si ha quando l'azione del soggetto si rivolge verso l'esterno, giusto?

Inoltre, che cosa s'intende per diatesi media di ingozzare?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Io credo proprio di sí, a questo punto della discussione. Piú su ho detto il contrario, è ben vero, ma allora tentavo di rendere coerente una posizione che, alla luce di un ulteriore e piú attento esame, non sta in piedi. Bubu7 — o, meglio (non me ne voglia, bubu), i compilatori del Treccani e degli altri dizionari menzionati sopra — ha ragione.

Insomma: chi ingozza sé stesso compie sí un’azione scomposta, ma non arriva a farlo forzatamente come un’oca all’ingrasso, se non assumendo che questa persona sia schizofrenica e agisca pertanto contro la propria volontà per sua stessa volontà (!).

Per il significato di diatesi media veda qui.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Ma la stessa cosa non accade per la seconda accezione di ingozzare. In quel caso avremmo diatesi attiva?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Sí, sicuramente si ha diatesi attiva sia per il primo che per il secondo significato. Solo per ingozzarsi si può parlare di diatesi media, giacché il soggetto «che avvia consapevolmente l’azione espressa dal verbo […] presenta anche i tratti del paziente, in quanto ricadono su di esso gli effetti dell’azione» (Enciclopedia dell’italiano, «Diatesi»).

Quando si è parlato — in modo in verità un po’ forviante — di «intrinseca riflessività» di ingozzare nella prima accezione si intendeva dire, meglio, che l’azione descritta non ricade su un’altra persona, che assumerebbe il ruolo tematico di paziente, ma rimane circoscritta al soggetto che la compie. Non so se riesco a rendere l’idea.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Caro Ferdinand, questo suo ultimo intervento, oltre a essere condivisibile nelle conclusioni, fornisce delle preziose integrazioni a quanto detto fin qui.

Anche la sua ipotesi sulla nascita della forma riflessiva mi sembra valida, anche più della mia ipotesi primitiva dell'ambiguità legata alle diverse accezioni del lemma.

Potrebbe rimanere valida, a mio parere, l'ipotesi della nascita della forma riflessiva legata all'indebolimento espressivo della forma non riflessiva.
Una nascita naturale di una forma alternativa per esprimere uno stesso concetto ha comunque sempre bisogno di essere giustificata.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Continua a rimanermi oscuro un passaggio, caro Ferdinand. Se lei stesso asserisce che ingozzare nella prima accezione ha insita in sé questa "intrinseca riflessività", perché afferma al tempo stesso che si ha diatesi attiva anche per il primo significato?
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Non capisco la sua perplessità, caro Ivan.

Come ha chiaramente spiegato Ferdinand, per "intrinseca riflessività" si intende che l'azione compiuta ricade sul soggetto che la compie.

Per diatesi attiva si intende che il soggetto coincide con chi compie l'azione.

Le due affermazioni non sono in contraddizione. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Quello che intendevo dire, caro Bubu7, è che se per ingozzarsi si può parlare di diatesi media, giacché il soggetto presenta anche i tratti del paziente in quanto ricadono su di esso gli effetti dell'azione, perché dobbiamo parlare di diatesi attiva per la prima accezione di ingozzare, quando l'intrinseca riflessività insita in esso fa sì che l'azione compiuta ricada sul soggetto che la compie? In entrambi i casi l'azione ricade sul soggetto. Non si tratta della stessa cosa?
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ivan ci esorta, giustamente, a usare un linguaggio piú chiaro. Allora, piú che di riflessività, che genera invero un po’ di confusione, si può parlare di questo: gli effetti dell’azione, nel caso di frasi come «ingozzare una fetta di torta», non ricadono al di fuori del soggetto agente. Lo stesso si può dire di verbi come indossare, per esempio: possiamo indossare qualunque indumento, ma quest’azione non ricadrà su un altro soggetto. Ciò nonostante, il soggetto agente non diventa anche paziente, né sotto l’aspetto semantico né (tanto meno) sotto quello sintattico.

In ingozzarsi, invece, il pronome riflessivo si segnala che il soggetto agente è anche il paziente (subisce l’azione). E qui però dobbiamo aggiungere dell’altro: la possibilità di creare un riflessivo, in maniera (apparentemente) imprevedibile a partire dalla prima accezione, è forse dovuta piú all’implicita idea di riempimento — donde l’incertezza espressa piú sopra da Animo Grato — che a quella di ciò che abbiamo sinora chiamato «intrinseca riflessività».

Se cosí non fosse, infatti, avremmo altri verbi analoghi a ingozzare/ingozzarsi (in cui il soggetto assume qualcosa dentro di sé); però non abbiamo né un *ingollarsi di, né un *inghiottirsi di. Se per ingollare l’opacità morfologica ha forse impedito la formazione di un riflessivo (*), per inghiottire l’assenza dell’idea di riempimento ha reso impossibile creare un riflessivo diretto come ingozzarsi.

Insomma, la transitività del verbo e il ruolo tematico dell’oggetto non sono condizioni sufficienti alla creazione di un riflessivo come ingozzarsi.

__________
(*) Ingozzare è chiaramente un derivato di gozzo, ma per sapere che ingollare deriva da gola dobbiamo ricorrere all’etimologia.
Avatara utente
bubu7
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Intervento di bubu7 »

Forse ho capito la natura del dubbio di Ivan.

Invece che usare il termine diàtesi usiamo forma.

Forma/diàtesi attiva: Mario mangia la mela; Mario ingozza la mela.

Forma/diàtesi media: Mario si mangia la mela; Mario si ingozza con la mela.

In questi ultimi esempi, attraverso l'aggiunta di un pronome, si esprime una più intensa partecipazione del soggetto all'azione.

Non sarebbe completamente corretto, per l'italiano, parlare di diàtesi media, cioè di una forma verbale propria per esprimere la maggiore partecipazione del soggetto, come accade per il greco, ma l'uso estensivo del termine a queste forme pronominali è ormai diffuso.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Ringrazio fervidamente Ferdinand e Bubu7 per esser riusciti a liquefare i miei dubbi! :)
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Temo che questo filone non conoscerà mai la parola fine :)

Un'ultima e forse insignificante osservazione. Il fenomeno che interessa ingozzare/ingozzarsi è lo stesso che riguarda rimpinzare/rimpinzarsi?
Avatara utente
Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Ivan92 ha scritto:Il fenomeno che interessa ingozzare/ingozzarsi è lo stesso che riguarda rimpinzare/rimpinzarsi?
Direi proprio di no. Se ammettiamo che il riflessivo proprio ingozzarsi si ricolleghi semanticamente alla prima accezione d’ingozzare in séguito a una rianalisi dell’accezione intensivo-affettiva («media») d’ingozzarsi (tuttora possibile) secondo la trafila: ingozzare («mettere nel proprio gozzo») > ingozzarsi («ingozzare per sé stesso») > ingozzarsi («ingozzare sé stesso»), finendo col ricadere sintatticamente nella seconda accezione d’ingozzare, rimpinzarsi appare invece come il riflessivo proprio di rimpinzare sia semanticamente sia sintatticamente.
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