«Comfort» e «discomfort»

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Marco1971
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«Comfort» e «discomfort»

Intervento di Marco1971 »

Due prestiti di lusso, sui quali v’invito a riflettere, partendo da alcune accezioni delle parole italiane agio e disagio (prese dal Battaglia):

Agio, sm. Comodo, comodità, convenienza; benessere materiale, diletto, amenità, piacere.

[...] 5. L’insieme delle comodità della vita: il benessere materiale e la tranquillità di spirito, il piacere che ne deriva.

Disagio, sm. Mancanza di agi e di comodità; condizione di vita particolarmente stentata o infelice a causa di sofferenze morali o fisiche, di ristrettezze economiche, ecc.; situazione incomoda e spiacevole.

2. Sofferenza, patimento. – Per lo piú al plur.: tormenti, tribolazioni, stenti, fatiche, travagli, privazioni.


Ma le parole italiane non bastano mai, sembra che sian cave e scevre di recondite profondità, e cosí qualcuno ritiene intelligente e proficuo avvalersi di comfort e discomfort, credendo d’arricchire il patrimonio lessicale. Eppure i dizionari bilingui non son parchi di traducenti! Per comfort, secondo i casi, c’è: agio, comodità, benessere; agiatezza; conforti, agi; e per discomfort: disagio, scomodità. Sfido chiunque a trovare una frase in cui gli anglicismi non siano sostituibili.

In questo sito si parla prima di discomfort psicologico, e poco sotto di disagio psicologico. Sarà dovuto a esigenze stilistiche di variatio, o forse son proprio due cose completamente diverse... :mrgreen:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Nell’attesa d’un esempio di irrendibilità, ecco alcuni esempi reali tratti dal dizionario COBUILD (con traduzioni mie, che ovviamente sono solo una delle varie possibilità):

This will enable the audience to sit in comfort while watching the shows.
Questo permetterà al pubblico di star seduto comodamente/confortevolmente mentre guarda gli spettacoli.

The shoe has padding around the collar, heel and tongue for added comfort.
La scarpa è imbottita intorno al collo, al tacco e alla linguetta per garantire maggiore comodità/confortevolezza.

Surely there is some way of ordering our busy lives so that we can live in comfort and find spiritual harmony too.
Ci dev’essere qualche modo di mettere ordine nella nostra vita cosí attiva in modo da poter vivere confortevolmente e trovare anche un’armonia spirituale.

He welcomed the truce, but pointed out it was of little comfort to families spending Christmas without a loved one.
Si rallegrò della tregua, ma fece notare che non era di grande conforto alle famiglie che trascorrono il Natale senza una persona cara.

He found comfort in Eva’s blind faith in him.
La fiducia cieca che Eva aveva in lui gli era di sollievo.

It’s a comfort talking to you.
È cosí confortante parlare con te.

She enjoys the material comforts married life has brought her.
Apprezza le comodità/i conforti che la vita matrimoniale le ha dato.

Electricity provides us with warmth and light and all our modern home comforts.
L’elettricità ci fornisce calore e luce e tutte le nostre comodità domestiche.

Steve had some discomfort, but no real pain.
Steve sentiva qualche disagio, ma non un vero e proprio dolore.

She hears the discomfort in his voice.
Sente lo sconforto/il disagio nella sua voce.

…the discomforts of camping.
Le scomodità/i disagi del campeggio.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Nell’attesa d’un esempio di irrendibilità, ecco alcuni esempi reali tratti dal dizionario COBUILD (con traduzioni mie, che ovviamente sono solo una delle varie possibilità):
Cos'è il COBUILD?
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bubu7
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Re: «Comfort» e «discomfort»

Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto: Sfido chiunque a trovare una frase in cui gli anglicismi non siano sostituibili.
Mi sembra che non esista (non che non si possa creare...) l'accezione di una parola italiana che traduca discomfort nel significato di 'mancanza di comodità'. Naturalmente in questi casi si può usare una locuzione.

Era stata aperta una discussione nel forum italiano di WordReference.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Cos'è il COBUILD?
È un dizionario inglese dell’uso (a mio avviso il migliore). Una recensione qui.
bubu7 ha scritto:Mi sembra che non esista (non che non si possa creare...) l'accezione di una parola italiana che traduca discomfort nel significato di 'mancanza di comodità'.
Sarebbe cosí gentile da fornirci alcune frasi (che non siano inventate)?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di bubu7 »

Un esempio è quello commentato nella discussione di cui ho fornito il collegamento nel mio precedente messaggio. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Intervento di fabbe »

«scomodità» :?:
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Intervento di Infarinato »

bubu7 ha scritto:Un esempio è quello commentato nella discussione di cui ho fornito il collegamento nel mio precedente messaggio. :)
Stando alla IATE, esisterebbero diversi traducenti «tecnici» di discomfort in italiano: nell’accezione in esame parrebbe ad esempio appropriato [fattore di] disagio
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Intervento di bubu7 »

Secondo me comodità ha un significato estensivo, materiale e al tempo stesso collettivo (es. le comodità / [?]gli agi / i comfort di una casa) che non possiede il contrario (es. [?]le scomodità / [??]i disagi / [*]i discomfort di una casa).

Però, in effetti, nell’esempio riportato in WRF potrebbe essere accolto il suggerimento di Infarinato: grado/livello/fattore di disagio.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Intervento di Marco1971 »

A me sembra che ‘mancanza di comodità’ sia coperto da disagio (e da scomodità). Oltre alla definizione del Battaglia di cui sopra, per disagio abbiamo:

De Felice-Duro: mancanza di agi e comodità; scomodo, incomodo materiale.

De Mauro: mancanza di agi e comodità, condizione o situazione incomoda, spiacevole.

Garzanti: mancanza di agi, di comodità; condizione o situazione incomoda.

De Agostini: sentita mancanza di quelle comodità necessarie a una esistenza riposata e tranquilla, ecc.

Per me la frase si può scrivere come segue:

Per indicare con un valore numerico di quanto si è eventualmente lontani da condizioni di comodità (si può parlare di livello di disagio) si è fatto riferimento al metodo B...

In rete ho trovato ben 75.900 occorrenze di livello di disagio, che non sono pochine.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto: A me sembra che ‘mancanza di comodità’ sia coperto da disagio (e da scomodità).
Forse non sono stato chiaro.

Posso dire:

Questa casa ha tutte le comodità.

Questa casa manca di comodità.


Non mi sembra un linguaggio neutro dire:

(?) Questa casa è piena di scomodità.

(??) Questa casa è piena di disagi.

Mentre hanno un significato diverso:

Questa casa è scomoda.

Questa casa è disagevole.

Marco1971 ha scritto:Per me la frase si può scrivere come segue:

Per indicare con un valore numerico di quanto si è eventualmente lontani da condizioni di comodità (si può parlare di livello di disagio) si è fatto riferimento al metodo B...

In rete ho trovato ben 75.900 occorrenze di livello di disagio, che non sono pochine.
Mah, secondo me è necessario un richiamo al termine inglese che potrebbe avere una diffusione sovrannazionale.

Quindi:

"Per indicare con un valore numerico di quanto si è eventualmente lontani da condizioni di comodità (si può parlare di livello di disagio o discomfort) si è fatto riferimento al metodo B..."

e poi nel seguito usare il traducente naturalmente non in corsivo. Ma l'uso assoluto di disagio, non accompagnato da grado/livello/fattore di, non mi sembra consigliabile a causa delle valenze semantiche del termine.
Ultima modifica di bubu7 in data mer, 05 mar 2008 10:11, modificato 1 volta in totale.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
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Intervento di Incarcato »

Io tradurrei cosí:
Per indicare con un valore numerico di quanto si è eventualmente lontani da condizioni di comodità (si può parlare di livello di scòmodo) si è fatto riferimento al metodo B
Scòmodo mi pare proprio il sostantivo adatto. :D
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Intervento di bubu7 »

Incarcato ha scritto:Io tradurrei cosí:
Per indicare con un valore numerico di quanto si è eventualmente lontani da condizioni di comodità (si può parlare di livello di scòmodo) si è fatto riferimento al metodo B
Scòmodo mi pare proprio il sostantivo adatto. :D
So che stai scherzando ma introdurre un neologismo di tal fatta, in una tesi, potrebbe comportare serie conseguenze per il laureando. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Intervento di Incarcato »

Ma il De Mauro e il Treccani lo lemmatizzano:
1scò|mo|do
s.m.
CO fastidio, incomodo: quanto le devo per lo s.?, se non ti è di s. passerei oggi
(Dal Treccani non riesco a inserire la definizione :cry:)

E l'accezione indicata mi pare affatto confacente a quanto si vorrebbe esprimere con discomfort.

Quanto a inserire un neologismo in una tesi di laurea, molto probabilmente:
1. passerebbe inosservato (chissà se il relatore la legge tutta per benino da capo a fondo :roll:);
2. nel caso in cui fosse notato, non darebbe poi troppi problemi, considerato l'interesse medio per la qualità dell'italiano esistente oggi piú o meno a tutti i livelli (parliamo poi di una facoltà di lettere? non direi, sinceramente).
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ci sarebbe anche incomodità, che il Treccani cosí definisce:

incomodità, s.f., non com. – Mancanza di comodità; stato di disagio procurato da qualche cosa: i. di una seggiola, di una vettura; quest’albergo ha troppe i. (in questi usi è oggi sostituito in genere da scomodità).

Se si può dire Quest’albergo ha troppe scomodità/incomodità, non vedo perché non sarebbe «neutra» la frase Questa casa è piena di scomodità.

Quanto all’eventuale diffusione sovrannazionale della parola discomfort, andrebbe accertata (il termine non è neanche nell’ultimo aggiornamento del GRADIT); ma sarebbe soprattutto una buona occasione per troncar sul nascere il diffondersi di un ennesimo, inutile forestierismo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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