... "bibliotasca"?[S]e si vuole aver per
forza un sintagma breve
proporrei libreria tascabile,
libreria elettronica o libreria
virtuale.
«E-reader»
Moderatore: Cruscanti
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"Libreria tascabile" lo escluderei, perché farebbe pensare a una raccolta di tascabili (libri di dimensioni ridotte).
Direi con relativa certezza "lettore di libri elettronici". In alternativa anche "lettore di libri dematerializzati".
Se invece fossimo alla ricerca di un programma per creare libri elettronici, un dematerializzatore di libri farebbe al caso nostro.
Direi con relativa certezza "lettore di libri elettronici". In alternativa anche "lettore di libri dematerializzati".
Se invece fossimo alla ricerca di un programma per creare libri elettronici, un dematerializzatore di libri farebbe al caso nostro.
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È simpatico, digilettrice, eppure temo che non possa aver successo, qui in Italia: la desinenza femminile sottintende "macchina", e riporta a un'epoca di ingombranti ferraglie elettromeccaniche! Qualcuno di voi ha presente com'è fatta una "lettrice di schede perforate"?
Meglio, secondo me, il maschile, digilettore: almeno si può sottintendere "dispositivo"!
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Secondo me la soluzione migliore rimane quella spagnola/catalana: lettore di libri elettronici o, per brevità, lettore elettronico.
Comunque sia, *digilettore non è assolutamente equiparabile a e-reader / e-book reader.
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Sempre un forestierismo resta e sinceramente trovo inutile sostituire un forestierismo con un altro forestierismo.Infarinato ha scritto:Comunque sia, *digilettore non è assolutamente equiparabile a e-reader / e-book reader.
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Sì, però lettore è un po' troppo generico: quello dei CD/DVD è un lettore, quello degli MP3 è un lettore ecc.Millermann ha scritto: Meglio, secondo me, il maschile, digilettore: almeno si può sottintendere "dispositivo"!
- Millermann
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Be', volendo esser precisi, quelli sarebbero dei riproduttori ("player", in inglese), e sono definiti lettori solo informalmente/ impropriamente! Allora, dovremmo dare un nome diverso proprio all'unico, vero lettore ("reader")?Carnby ha scritto:Sì, però lettore è un po' troppo generico: quello dei CD/DVD è un lettore, quello degli MP3 è un lettore ecc.Millermann ha scritto:Meglio, secondo me, il maschile, digilettore: almeno si può sottintendere "dispositivo"!
Tanto vale aggiungere anche lui alla... famiglia!
Inoltre, mi sembra che nel caso di *digilettore, a differenza degli altri "lettori", risulti superfluo specificare ulteriormente ciò che può esser letto (i libri elettronici/virtuali, o meglio, in questo caso, *digilibri).
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Il problema nasce perché siamo arrivati a un oggetto che "legge" (in senso traslato) ciò che poi deve essere "letto" nel senso stretto del termine. E quindi i vari livelli di "lettura" vanno a confondersi in un unico termine.
Quelli di CD e DVD erano "lettori" nel senso che sono in grado di "leggere" un'informazione registrata in un codice informatico e di decriptarla, di tradurla in qualcosa di simile all'originale. In questo senso, è un "lettore" anche quello con la lucina per "leggere" i codici a barre, ossia "dare un senso alla sequenza di caratteri che li compone".
Insomma, c'è un'informazione, registrata con un linguaggio e un alfabeto specifici, e l'oggetto la "legge". Potremmo anche dire che la "decodifica", forse sarebbe più preciso.
Poi c'è il livello del "leggere a voce alta", ossia riprodurre l'informazione che la macchina ha "letto silenziosamente" (fra sé e sé, riprendendo un'altra discussione... ), renderla effettivamente per quello che era in origine. A questo punto entra in gioco la funzione "player", che può anche essere fisicamente separata dalla lettura vera e propria (ad esempio, il lettore di codice a barre decodifica l'informazione e la tiene per sé, la utilizza direttamente; il video la riproduce per informarci di cosa sta avvenendo, mentre la macchina la usa per calcolare le somme del dovuto).
Tornando al nostro e-reader, di fatto "legge" il pidieffe, cioè l'oggetto informatico criptato che racchiude in sé le informazioni del libro, e lo riproduce, rendendolo visibile a noi, che lo possiamo così leggere nel suo originario formato quasi-cartaceo.
In definitiva, quella che noi abbiamo in mano è la riproduzione, il facsimile di un libro tale e quale, che però non è più stampato su carta. La macchinetta ha svolto quindi la sua funzione di decodificare e restituire l'oggetto iniziale nella sua quasi-integrità.
In senso proprio, il lettore siamo solo noi; in senso lato, anche lei ha "letto" qualcosa, una lunghissima sequenza di codici binari, che poi ha tradotto in un altro linguaggio, ricostruendo l'immagine del libro cartaceo. Da questa immagine noi accediamo alla "vera" lettura, nel senso arcaico del termine.
...aaah, bei tempi quando la lingua aveva ancora la fantasia per inventare nuove parole per nuove cose!...
Quelli di CD e DVD erano "lettori" nel senso che sono in grado di "leggere" un'informazione registrata in un codice informatico e di decriptarla, di tradurla in qualcosa di simile all'originale. In questo senso, è un "lettore" anche quello con la lucina per "leggere" i codici a barre, ossia "dare un senso alla sequenza di caratteri che li compone".
Insomma, c'è un'informazione, registrata con un linguaggio e un alfabeto specifici, e l'oggetto la "legge". Potremmo anche dire che la "decodifica", forse sarebbe più preciso.
Poi c'è il livello del "leggere a voce alta", ossia riprodurre l'informazione che la macchina ha "letto silenziosamente" (fra sé e sé, riprendendo un'altra discussione... ), renderla effettivamente per quello che era in origine. A questo punto entra in gioco la funzione "player", che può anche essere fisicamente separata dalla lettura vera e propria (ad esempio, il lettore di codice a barre decodifica l'informazione e la tiene per sé, la utilizza direttamente; il video la riproduce per informarci di cosa sta avvenendo, mentre la macchina la usa per calcolare le somme del dovuto).
Tornando al nostro e-reader, di fatto "legge" il pidieffe, cioè l'oggetto informatico criptato che racchiude in sé le informazioni del libro, e lo riproduce, rendendolo visibile a noi, che lo possiamo così leggere nel suo originario formato quasi-cartaceo.
In definitiva, quella che noi abbiamo in mano è la riproduzione, il facsimile di un libro tale e quale, che però non è più stampato su carta. La macchinetta ha svolto quindi la sua funzione di decodificare e restituire l'oggetto iniziale nella sua quasi-integrità.
In senso proprio, il lettore siamo solo noi; in senso lato, anche lei ha "letto" qualcosa, una lunghissima sequenza di codici binari, che poi ha tradotto in un altro linguaggio, ricostruendo l'immagine del libro cartaceo. Da questa immagine noi accediamo alla "vera" lettura, nel senso arcaico del termine.
...aaah, bei tempi quando la lingua aveva ancora la fantasia per inventare nuove parole per nuove cose!...