G. M. ha scritto: sab, 29 giu 2024 10:53
Lo conosco poco e non l'ho seguìto dalla sua elezione, quindi non do giudizi. Posso dire però che uno dei nostri, che è anche iscritto a questo fòro ma partecipa di rado, e del cui giudizio mi fido, proprio ieri me lo descriveva privatamente come «una contraddizione ambulante e perenne» riguardo all'itanglese, con l'affermazione che il fenomeno, «sì, è una malattia, ma ormai è cronicizzata e non ci si può fare niente» (non so se quest'ultimo virgolettato riporti le parole esatte di D'Achille o se sia una libera sintesi del mio amico)... Insomma, non mi aspetto una rivoluzione in positivo.

Poi mai dire mai...
Lei invece lo conosce? Qual è il suo parere?
Io ho ascoltato qualche sua intervista e letto qualche suo articolo e posso dirvi, attraverso l'ascolto delle sue descrizioni concernenti l'angloma, che possiede una visione chiara del fenomeno senza ricadere in negazionismi o pregiudizi d'inferiorità.
Purtroppo, tutti, qua, siamo consapevoli della forza militante spesa dall' Accademia nell'arginamento del fenomeno in questione, che se lavorassero nel dipartimento idrogeologico della protezione civile sarei già scappato in montagna. Vive in questo limbo bizzarro descritto perfettamente dalle sue parole «una contraddizione ambulante e perenne».
Il Presidente stesso mostra al pubblico le capacità di intendere il problema, ma nella pratica rimane chetamente baluardo del descrittivismo; perché nonostante la sua posizione di spicco non agisce veementemente, risaltando l'impoverimento linguistico o culturale al Paese, alle posizioni di potere, o agli organi amministrativi, e rimane nei comunicati stampa dell'Accademia. Forse ad agire ci vuole Tanto coraggio.
Rimane passivo, attivo solo se interpellato. (Con
parole sue, «La Crusca non ha, istituzionalmente, funzioni di indirizzo linguistico, a meno che non venga esplicitamente interpellata da singoli organi statali»)
La passività la preferisco al negazionismo, nonostante nel risultato sia pressoché ugualmente inutile.
Oserei insinuare che dentro il suo comportamento si rifugia una solida rassegnazione, cioè: egli non crede veramente si possa fare qualcosa e allora non trova ragione di sforzarsi, per giunta, per qualcosa (mi azzardo d'aggiungere) di cui non gli importa abbastanza.
Io stimo vivamente le figure come Antonio Zoppetti e voi che avete costruito questo fòro, perché malgrado le avversità discutete e lavorate su soluzioni (da anni

). È grazie a codeste annose attività che ho maturato una consapevolezza intelligente sull'italiano.
Se qualcuno è interessato ad ascoltare le opinioni del Presidente della Crusca, ne parla estensivamente in questo
documentario reziale di qualche mese fa; tra l'altro proprio qua, ai minuti 29:32, se ne esce con l'affermazione menzionata da G.M., si vede che spiegando un argomento si finisce spesso col ricadere negli aforismi abitudinari; consiglio di partire dai
28:00 per avere maggior contesto tra il doppiaggio dell'aldilà ed i tagli video.