«Bro»

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Moderatore: Cruscanti

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G. M.
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«Bro»

Intervento di G. M. »

Ieri ho visto al cinema (nel doppiaggio italiano) il recente Avatar - La via dell’acqua, che in questi giorni si approssima a superare il miliardo al botteghino. Per chi ha la nostra sensibilità, la visione è disturbata da alcuni anglicismi superflui. Molti non sono eccessivi rispetto alla media odierna dell’italiano (purtroppo), e (quindi) non sarebbero nemmeno degni di nota; degno di nota è invece l’uso ripetuto di bro, che sarà usato nel filme —boh, faccio una stima molto approssimativa— qualcosa tipo cinquanta volte.

Colpisce che l’anglicismo sia spesso usato in dialoghi che non solo si suppone non siano in inglese nell’ambientazione della vicenda, ma addirittura si svolgono tra alieni che parlano nella loro lingua indigena: quindi mi pare improbabilissimo un riferimento alla «sottocultura» citata da brg, che per iscrupolo filologico abbia imposto di mantenere il termine inglese nella traduzione.

Visto che il termine vale ‘fratello’ (ingl. brother), usato come appellativo informale, se le tre sillabe di fratello erano troppo lunghe per adattarsi al labiale nel doppiaggio, perché non è stata usata l’analoga abbreviazione fra (o fra', frà?) del linguaggio giovanile, che è ugualmente monosillabica?

Godetevi questa perla di comicità involontaria (grassetto nell'originale): :P

[...] Avatar – La via dell’acqua non è solo una gioia per gli occhi, ma anche per le nostre orecchie, grazie al doppiaggio italiano. [...] Si parla bene in italiano in questa versione ma si rispetta anche l’originale, infatti tutti quei “bro” non sono stati messi a caso: sono presenti anche in quella inglese. (Fonte)

E per chi fosse “coraggioso”, e senza costrizioni sillabiche, abbiamo pure fratelmo. :mrgreen:
Luke Atreides
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Re: «Bro»

Intervento di Luke Atreides »

Non pensavo di dover parlare dell'adattamento nel doppiaggio italiano del recente Avatar - La via dell’acqua noto anche come "Avatar 2".
E mi urta che non è stata tradotta e adattata come frà, fratè (che viene usato specialmente al Centro e Sud Italia) o Zio (che viene usato principalmente al Nord Italia) nella pellicola, in quanto il sincrono labiale* ci poteva stare.
Anche in quel caso molte persone avrebbero avuto da ridire, perchè sarebbe suonato troppo "dialettale".
Per il resto l'adattamento nel doppiaggio italiano di Avatar - La via dell’acqua è ottimo.
P.S. Io proporrei anche Fratellì
P.P.S. Chi non sa che cos'è Il sincrono labiale del doppiaggio, sarebbe il rispetto dei movimenti delle labbra che l'attore originale compie quando recita le proprie battute e il doppiatore deve seguire gli stessi movimenti delle labbra che l'attore originale fa.
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Lorenzo Federici
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Re: «Bro»

Intervento di Lorenzo Federici »

/frɑ̍ːtəmə/ e passa la paura.

A parte gli scherzi, è triste che nonostante le molte parole per rivolgersi a qualcuno usate un po' in tutta la penisola abbiano deciso di usare proprio quella originale inglese. Mi vengono in mente, oltre a quelle già citate, compa', zi', anche signo' volendo, se proprio è una questione di «sottocultura» si potevano anche inventare nuove parole, tanto il parlante italiano le avrebbe recepite senza problemi. Hanno paura di osare? O è semplicemente ignoranza?
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G. M.
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Re: «Bro»

Intervento di G. M. »

Lorenzo Federici ha scritto: mar, 27 dic 2022 13:40 Hanno paura di osare? O è semplicemente ignoranza?
Non penso ci sia stata alcuna paura di osare, in questo caso :?: anzi, mi sembra più audace (oggi: domani sarà forse comune) l'uso martellante di quest'anglicismo piuttosto che d'una delle varie traduzioni già individuate: che magari durante la visione ci avrebbero sorpreso come «elemento giovanilistico», ma in cui non avremmo poi trovato nulla da ridire scoprendo che nell'originale c'era un analogamente gergale e giovanile bro.

Non penso sia nemmeno ignoranza, perché il doppiaggio d'un filme così costoso immagino sia fatto da professionisti —spero— molto preparati. Su un elemento evidentemente oggi controverso avranno probabilmente discusso e ragionato a lungo.

La spiegazione più realistica che mi viene in mente è che abbiano voluto assecondare la nostra percezione anglocentrica nel profondo, o meglio (non so bene come definirla) riduttiva nei confronti dell'italiano, per cui (riporto verbatim le parole di un commento su Facebook)

Fra sarebbe stato troppo connotato in senso di lingiaggio adolescenziale italiano, qui per mantenere il distacco con ambiente e storia serve una lingua che allontani dalla nostra realta nazionale e regionale.

...Che è poi quello di cui parlavo con brg qui, e secondo me è un problema di percezione enorme, di cui dobbiamo prendere coscienza.

Riporto la voce dai Neologismi Treccani, che non avevo visto; sottolineatura mia:
bro s. m. inv. Nella lingua del rap, fratello, nel senso estensivo di amico, persona che condivide stile, idee musicali e modi di vita del rapper e idee sul suo ruolo; usato anche come semplice allocutivo generico, viene talvolta ripreso nel linguaggio giovanile, in cui è preferito il calco fra’ (o frate’). ♦ C'è chi vuole più botta, più righe e più fresco / E più fotta, più rime e stile più spesso / E io my bro bro bro, io non ho niente di questo / Ho solo flow compresso e italiano corretto. (Murubutu, Il Giovanile Mariani E Altri Rap-Core Tricks, 2010) • Wo-wo-oh, lei labbra da sommelier, mami / Ush, no, ha purple meches, sa di lean, wo-oh / Oh, ma prega, bless, le mie in CD, eh, eh / Bro, va tutto bene bene grazie a Dio. (Tha Supreme ft. Yem, Grazie a Dio RMX, 16 ottobre 2019).

Nell’inglese, specialmente nell’angloamericano, scorciatura informale del s. bro(ther) ‘fratello’.
La voce è del 2020, quindi di quasi tre anni fa. Mi chiedo se e per quanto fra' e frate' saranno ancora preferiti...
SamueleBozzato
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Re: «Bro»

Intervento di SamueleBozzato »

Fra', che esiste già.
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Infarinato
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Re: «Bro»

Intervento di Infarinato »

Fra’ è già stato menzionato nell’intervento d’apertura del filone: regola n. 8!
Daphnókomos
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Re: «Bro»

Intervento di Daphnókomos »

Ahi ahi ahi, ho riudito bro più volte guardando Gran Turismo - La storia di un sogno impossibile (2023). 😬
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G. M.
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Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: «Bro»

Intervento di G. M. »

È passato solo un anno da quando ho aperto questo filone, e il termine, che allora mi pareva una bizzarria quasi arbitraria, oggi mi sembra essersi già alquanto diffuso e "normalizzato". Certe cose, linguisticamente, mutano davvero in fretta. Speriamo che possano ri-mutare in direzione contraria. :wink:
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u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Re: «Bro»

Intervento di u merlu rucà »

Il termine si è diffuso largamente in forum calcistici, per esempio. Ormai fratello o fra' sono diventati rari.
Largu de farina e strentu de brenu.
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12xu
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Re: «Bro»

Intervento di 12xu »

In compenso fratm e derivati sono ancora vivi. Come dissi in un altro filone, la lingua è anche una questione generazionale, e fra e frate' sono sentiti come passati; perciò non sempre è sufficiente recuperare parole già note ma anche crearne di nuove, o recuperare parole non ancora vulgate. È questa la principale pecca dell'italiano moderno: francese e spagnolo possono generare nuovi termini grazie alla contaminazione culturale proveniente dalle (ex-)colonie, proprio come l'inglese; la nostra lingua no, a meno di integrarla con i dialetti non-mediani.
Avatara utente
G. M.
Interventi: 2729
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re: «Bro»

Intervento di G. M. »

12xu ha scritto: mer, 10 gen 2024 12:32 È questa la principale pecca dell'italiano moderno: francese e spagnolo possono generare nuovi termini grazie alla contaminazione culturale proveniente dalle (ex-)colonie, proprio come l'inglese; la nostra lingua no [...]
Sicuramente l'avere un territorio globale e centinaia di milioni di parlanti aiuta, ma non è determinante: vediamo come anche lingue molto più piccole della nostra siano vitali e creino parole dove necessario.
Ultima modifica di G. M. in data mer, 10 gen 2024 21:13, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
12xu
Interventi: 172
Iscritto in data: mar, 20 dic 2022 21:54

Re: «Bro»

Intervento di 12xu »

Difatti volevo sottolineare che i dialetti potrebbero rivitalizzarla. Se l'italiano contemporaneo è poco vivace, lo è non solo per la mentalità provinciale, ma anche per quella iper-protettiva e correttrice: le sole forme accettabili sono l'italiano letterario, i vernacoli toscani e romano (seppur con qualche riguardo), e in misura minore i vernacoli del resto dell'Italia centrale. I regionalismi provenienti dal settentrione e in special modo dal meridione sono al contrario malvisti e ridicolizzati. Porto il discorso all'estremo: parlo non solo del lessico ma anche delle costruzioni. L'inglese non ha problemi ad accettare espressioni come "camminare il cane", così come il francese accetta di "uscire la spazzatura". L'italiano no. Abbiamo voluto e vogliamo tuttora adeguare la lingua a un canone non profittevole per la maggioranza, e che mai lo sarà, con la conseguenza di avere una lingua universalmente condivisa ma pigra. L'italiano tornerà a essere vivace quando cominceremo a leggere regionalismi provenienti da ogni parte del Paese sui giornali nazionali, sui libri di scuola e non, sulle reti sociali senza che qualche pedante venga a correggere; a sentirli nei cinema, in televisione, in radio. Con ciò non auspico una totale anarchia linguistica in cui ognuno parla nel proprio dialetto in modo inintelleggibile per tutti gli altri; ma un processo di continua e viva italianizzazione dei regionalismi nati a partire dai dialetti. Fino ad allora, la nostra è destinata a essere una lingua pigra per i più.
domna charola
Interventi: 1720
Iscritto in data: ven, 13 apr 2012 9:09

Re: «Bro»

Intervento di domna charola »

12xu ha scritto: mer, 10 gen 2024 20:06 Con ciò non auspico una totale anarchia linguistica in cui ognuno parla nel proprio dialetto in modo inintelleggibile per tutti gli altri; ma un processo di continua e viva italianizzazione dei regionalismi nati a partire dai dialetti. Fino ad allora, la nostra è destinata a essere una lingua pigra per i più.
Dall'altro lato però c'è da dire che molti dialetti dal dopoguerra ad oggi sono andati italianizzandosi, cosicché proprio quella che poteva essere la loro riserva di creatività si sta ormai perdendo.
Il periodo in cui nelle case si costringevano i bambini a non parlare la lingua locale è stato devastante sotto questo punto di vista. Tornate in auge le parlate locali, i giovani hanno "dialettizzato" termini italiani in sostituzione di quelli originali, che suonavano molto diversi e che potrebbero costituire una riserva linguistica, ma che sono stati quasi dimenticati.
Non so se è così dappertutto, ma ad esempio per il veneziano mi accorgo che di tanto in tanto riaffiorano in memoria termini che conoscevo da bambina, e che ormai sento spesso sostituiti dall'equivalente italiano adattato.

E proprio il patrimonio lessicale è il punto cruciale, perché alterare le strutture grammaticali per introdurne di locali non serve a molto, nella nostra ottica. Intendo dire che il problema non è la necessità di frasi innovative nella struttura, ma proprio di singoli termini che rendano le nuove sfumature che saltano fuori via via e si rendono necessarie.
Poi, addirittura, ci sono i termini che hanno già il loro traducente - quello in discussione qui, ad esempio - ma anche aprendo a ipotetici termini dialettali, dubito che il fascino dell'inglese sentito nei media sia sopravanzato da questi ultimi. Non credo cioè che se si sente come obsoleto "fra", si sceglierebbe allora una qualche forma dialettale, perché inconsciamente rappresenta un tornare indietro, e non una novità internazionale che guarda avanti. Il meccanismo che spinge la moda degli anglismi è proprio il fatto di essere anglosassoni in senso lato (compreso Stati Uniti), cioè della cultura dominante e ancora percepita come origine di tutte le innovazioni, analogamente a secoli passati in cui i termini alla moda erano francesi perché la Francia era di moda, ad esempio.
Il mondo regionale alla fine propone un modello culturale percepito come superato, limitato nei suoi confini anche mentali, oppure - peggio ancora - fortemente politicizzato, altra cosa che lo pone in cattiva luce. A me è capitato persino di essere etichettata politicamente - e ingiustificatamente - solo perché dico che mi dispiace conoscere e capire il veneziano ma non aver avuto la possibilità di parlarlo da piccola e acquisirne le sonorità... con queste ristrettezze di vedute, l'orizzonte per le lingue locali diviene sempre più buio...
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Carnby
Interventi: 5662
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: «Bro»

Intervento di Carnby »

Due considerazioni:
  1. Bro, per quanto straniero, non viola la fonotassi italiana;
  2. oggi ho visto questo:
    Immagine
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Millermann
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Iscritto in data: ven, 26 giu 2015 19:21
Località: Riviera dei Cedri

Re: «Bro»

Intervento di Millermann »

Carnby ha scritto: gio, 11 gen 2024 14:30 Due considerazioni: [...]
D'accordo con la prima: bro è un'abbreviazione perfettamente italiana, e come tale (in linea teorico-umoristica) potrebbe benissimo avere altri significati:
  • brocco: uno tonto e impacciato;
  • brontolo(ne): ovvio;
  • bronzo: uno fisicato (o dalla faccia tosta);
  • brontosauro: uno antiquato.
E si potrebbe continuare. :P

In quanto alla sua seconda considerazione, c'è da dire che, però, in quel caso Fra' sta per Francesco:mrgreen:
Come negli esempi sopra, anche quest'abbreviazione, come l'altra, non è detto che significhi sempre la stessa cosa! ;)
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